Se l’acqua del mare è più calda, ecco il pericolo che nasconde
Il Mar Mediterraneo si sta scaldando sempre di più, e le conseguenze sulla biodiversità potrebbero essere molto gravi: un report dipinge un quadro fosco
In questi giorni di mare, relax e vacanze la tentazione di fare finta che il cambiamento climatico non esista è forte: ma è proprio al cospetto del mare che dovremmo realizzare di quanto a rischio è il nostro Mediterraneo, il mare d’Europa.
Ora, oltre a quelli di inquinamento e pesca industriale, ha un nuovo problema: le temperature che si alzano.
Il mare sempre più caldo
Il Mar Mediterraneo ha una superficie di due milioni e mezzo di chilometri quadrati, con una profondità media di 1500 metri. Bagna una ventina di Stati, dall’Algeria alla Croazia, dalla Spagna al Libano. Eppure ha un grande problema: è sempre più caldo.
I dati del report “The Mediterranean: Mare Plasticum” dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura parlano chiaro. Rispetto alla media del periodo tra il 1985 e il 2005, la temperatura delle acque superficiali del nostro mare è aumentata di quattro gradi.
Questo aumento non vuol dire solo che è più facile per i freddolosi fare il bagno, ma anche che stiamo assistendo a un fenomeno molto grave che si chiama tropicalizzazione: in pratica le acque del Mediterraneo finiranno per assomigliare sempre più a quelle dei tropici. Questo vuol dire che si stanno insediando specie animali e vegetali aliene, che non hanno mai fatto parte del nostro ecosistema. Il WWF spiega che alcune di queste specie, come il simpatico pesce palla, sono innocue: altre stanno distruggendo l’habitat di altri animali e stanno degradando tutto il fondale marino. Sono arrivate mille specie aliene tra il 2004 e il 2010: una ogni due settimane.
Un altro rischio è che le specie aliene soppiantino quelle endemiche, cioè tipiche del Mediterraneo, la cui scomparsa sarebbe un danno gravissimo alla biodiversità: specie come la foca monaca mediterranea, per esempio, o i coralli bianchi profondi. I pesci coniglio, tipici dell’Oceano Indiano, nel Mediterraneo sono responsabili del 40% del declino delle specie native. E poi c’è il grave problema delle meduse, sempre più comuni nei nostri mari.
Perché il Mediterraneo è più caldo
Il mare non si è scaldato da solo: la responsabilità è nostra e delle nostre azioni. Una delle cause maggiori del riscaldamento delle acque è legato al loro inquinamento. Lo stesso report “The Mediterranean: Mare Plasticum” riporta che nelle acque mediterranee si trova più di un milione di tonnellate di plastica: per il 94% sono macroplastiche, quindi rifiuti di grandi dimensioni, e per il 6% micro. Queste ultime derivano soprattutto dall’erosione dei pneumatici, dal lavaggio dei nostri vestiti in lavatrice e dai cosmetici.
E noi italiani siamo tra i più grandi responsabili di questo fenomeno, insieme a Turchia ed Egitto: insieme produciamo il 50% dei rifiuti di plastica che ogni anno finiscono in mare.
Non si tratta solo di rifiuti o plastiche che finiscono in mare dalle comunità costiere, ma anche di quelli che vengono scaricati nei fiumi e nei laghi che poi seguono il loro percorso verso il Mediterraneo, ormai così a rischio. Anche per questo è stata istituita la Giornata Internazionale del Mar Mediterraneo: un modo per tenere alta l’attenzione su un bacino che rappresenta solo l’1% degli oceani ma che ha al suo interno 12mila specie marine, quasi il 12% della biodiversità marina mondiale – tra cui anche alcuni animali che pensavamo fossero estinti.