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Meduse in mare, da cosa dipende la loro presenza

Il CNR ha confermato che nel Mar Mediterraneo sono aumentate sia le meduse autoctone che le specie aliene, e questo dipende da un fattore umano

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Meduse in mare, da cosa dipende la loro presenza Fonte foto: 123RF

Ci sono alcune cose che possono rovinare la nostra vacanza in spiaggia: la pioggia, ovviamente. Un vicino di ombrellone fastidioso, o dei turisti particolarmente rumorosi. E poi ci sono loro: invisibili, piccole o grandi, che lasciano un ricordo sul corpo: le meduse.

Ma da dove vengono? Quali sono? E soprattutto, da cosa dipende la loro presenza?

Le meduse nei nostri mari

Non è solo una vostra impressione: negli ultimi anni il numero delle meduse nel Mar Mediterraneo è aumentato davvero. Nello specifico, sono aumentate di dieci volte negli ultimi dieci anni: sono dati del CNR, il Consiglio Nazionale della Ricerca. In altre zone del mondo, invece, la quantità di meduse è rimasta stabile o addirittura è diminuita.

E la colpa è, direttamente e indirettamente, nostra, del genere umano. Gli scienziati sono sostanzialmente d’accordo nel dire che le spiegazioni più attendibili di questo fenomeno sono due: il riscaldamento degli oceani causato dal cambiamento climatico, e il numero crescente di attività umane fatte in mare: pesca, turismo, commercio.

Per quanto riguarda la temperatura degli oceani, la biologa marina dell’Università del Salento Mar Bosch-Belmar ha spiegato che “mari più caldi favoriscono la riproduzione di molte delle specie che possiamo osservare: nelle fasi iniziali della loro vita determinate condizioni di salinità, temperatura e di disponibilità di prede  possono infatti favorire il formarsi dei cosiddetti bloom di meduse” – cioè un aumento improvviso e incontrollato del loro numero in uno specifico punto.

Il cambiamento climatico, lo sappiamo, è causato dall’uomo. Ma siamo responsabili anche dell’inquinamento dei mari, della loro cementificazione e della pesca incontrollata: tutti fattori che favoriscono la modifica delle nicchie ecologiche. Le barriere frangiflutti della costa adriatica sono l’esempio perfetto, perché sono state costruite dall’uomo e sono una culla ideale per la nascita delle meduse.

Quali tipi di meduse

Il cambiamento climatico non solo aumenta il numero di meduse nel Mar Mediterraneo, ma favorisce l’invasione di specie aliene. Gli scienziati stimano che al momento ce ne siano una dozzina, soprattutto cnidari (che vivono sia in acqua dolce che salata) e ctenofori (tipici dell’acqua dolce). Vengono quasi tutte dal tratto di mare vicino al Canale di Suez, e sono particolarmente voraci.

Una di queste specie è la Rhopilema Nomadica, che è stata individuata per la prima volta nel 1977 in Israele, e che negli anni ha viaggiato lungo le coste turche ed egiziane, fino a spingersi a Malta. Oggi è abbastanza comune anche sulle nostre coste e su quelle spagnole.

Ma le specie più abbondanti rimangono comunque quelle autoctone, come la medusa luminosa, di cui abbiamo visto un’invasione in Salento qualche settimana fa, il polmone di mare (tipico dell’Adriatico e dello Ionio) e la Velella Velella, che viene spinta dal vento grazie a una piccola “vela” sulla testa, e che spesso troviamo piaggiata dopo una tempesta – a proposito, ecco perché le meduse “si sciolgono” al sole sulle spiagge.

Bisogna fare attenzione alla caravella portoghese, che non è esattamente una medusa ma una colonia di organismi dipendenti l’uno dall’altro e che rilasciano una tossina velenosa per l’uomo, che può causare forti dolori e in casi particolari anche un arresto cardiaco.

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