Cosa cambia con il nuovo ChatGPT in Italia
OpenAI ha risposto parzialmente alle richieste del Garante Privacy italiano: ChatGPT torna disponibile in Italia, ma la questione è tutt'altro che chiusa
L’accesso al chatbot ChatGPT è di nuovo disponibile in Italia. L’inizio del mese di aprile ha visto l’Autorità italiana per la protezione dei dati personali, cioè il Garante per la Privacy, vietare l’utilizzo del servizio a causa di una privacy policy poco chiara e di insufficienti garanzie di tutela dei minori. Problemi adesso rientrati: ChatGPT è ritornato disponibile in Italia, con un messaggio di benvenuto ai suoi utenti.
Gli utenti che navigano su ChatGPT dall’Italia, dunque, ora devono fornire l’esplicita conferma di avere un’età pari o superiore a 18 anni, oppure tra 13 e 18 anni ma hanno il consenso a usare il servizo da parte di un genitore o tutore legale. Per ora è possibile usare ChatGPT semplicemente facendo clic sul pulsante “Io soddisfo i requisiti di età di OpenAI“, ma secondo il Garante Privacy ciò non basta e ci sono ancora alcuni adempimenti da completare.
Garante soddisfatto ma non troppo
La questione sollevata dal Garante per la Privacy italiano ha fatto il giro del mondo, così come la sospensione di ChatGPT. Al centro delle verifiche, la richiesta dell’ente italiano ad OpenAi, la startup proprietaria del chatbot, di introdurre strumenti a tutela della privacy dei minori come il controllo dell’età degli utilizzatori e la possibilità degli utenti di opporsi al trattamento dei loro dati consegnati durante le sessioni di chat.
Ma se OpenAi ha risposto in anticipo di due giorni (il termine fissato era il 30 aprile) alle richieste avanzate dal Garante lo scorso 11 aprile, restano ancora alcune richieste del Garante da esaudire.
Mancano ancora all’appello, come rileva il Garante “l’implementazione di un sistema di verifica dell’età e una pianificazione e realizzazione di una campagna di comunicazione finalizzata a informare tutti gli italiani di quanto accaduto e della possibilità di opporsi all’utilizzo dei propri dati personali ai fini dell’addestramento degli algoritmi“.
Tanto che il Garante fa sapere che proseguirà le sue “attività di indagine su OpenAI anche sotto l’egida della task force ad hoc istituita dal Comitato europeo per la protezione dei dati personali“.
OpenAI, soddisfatta ma pronta a migliorare
Un rappresentante di OpenAI ha espresso apprezzamento, da parte dell’azienda, per la collaborazione del Garante e ha fatto sapere che la startup resta disponibile a proseguire il dialogo costruttivo. Che tradotto, significa, che continueranno a seguire le indicazioni del Garante.
Per ora OpenAI ha adottato misure per permettere ai cittadini europei e extraeuropei di richiedere la non utilizzazione dei loro dati per l’addestramento dell’intelligenza artificiale. Ciò può essere fatto attraverso un modulo online. Tutela che si rende necessaria quando sono fornite dall’intelligenza artificiale, informazioni inesatte, ad esempio.
Il Garante veglia sul GDPR
L’intervento dell’autorità italiana per la protezione dei dati ha portato a significativi cambiamenti nel livello di controllo esercitato da ChatGPT. Tuttavia non è ancora del tutto certo se le modifiche rapidamente implementate da OpenAI saranno sufficienti per rispondere del tutto alle criticità sollevate dal GDPR.
Infatti, il garante ha specificato “L’Autorità riconosce i passi in avanti compiuti per coniugare il progresso tecnologico con il rispetto dei diritti delle persone e auspica che la società prosegua lungo questo percorso di adeguamento alla normativa europea sulla protezione dati“. La questione, dunque, è tutt’altro che chiusa e ChatGPT potrebbe essere vietato nuovamente dal Garante Privacy.