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Decifrati i "versi fantasma" della Divina Commedia: cosa dicono? Qual è il significato?

La Divina Commedia ha ancora molto da raccontare, come testimoniato dai "versi fantasma" letti per la prima volta in un antico manoscritto

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La Divina Commedia e i versi fantasma Fonte foto: 123RF

C’è sempre una prima volta per tutto, persino per un testo famoso e conosciuto come la Divina Commedia. Del capolavoro di Dante Alighieri si credeva di sapere davvero ogni cosa, ma proprio in questi giorni c’è stata la prima lettura assoluta di alcune scritture nascoste. È stato senza dubbio emozionante perché l’attesa in questione è durata 700 anni.

Volendo essere ancora più precisi, si sta parlando del manoscritto conservato presso la Biblioteca Trivulziana di Milano. Perché queste parole non erano mai state lette prima e come ci si è riusciti dopo così tanto tempo? La tecnologia ha fatto la differenza, come è facile immaginare, al punto che il testo sembra ormai non avere più segreti.

Quali versi della Divina Commedia sono stati decifrati

Le scritture “fantasma” sono state notate grazie a delle approfondite indagini multispettrali presso la Summer School Intradams (Integrating Traditional and Digital Approaches in Manuscripts Studies) del Dipartimento di Studi Storici dell’Università degli Studi di Milano. Fondamentale è stata anche la collaborazione di altri enti, come l’università americana di Rochester, l’Archivio Storico Civico di Milano, la Biblioteca Ambrosiana, la Fondazione Museo del Tesoro del Duomo e Archivio Capitolare di Vercelli. Entrando più nel dettaglio, gli esperti sono riusciti a decifrare i circa 250 fogli del manoscritto, gran parte dei quali aveva una particolarità.

In pratica, questi fogli sono stati compilati in forma scritta, poi sono stati cancellati e infine sovrascritti. Si trattava di una sorta di riutilizzo, una pratica conosciuta da diverso tempo (almeno dall’800). Finora era stato impossibile scoprire quali fossero le scritture originali, ma stavolta l’impresa è stata compiuta con successo. Ecco allora che si potrà ricostruire con maggiore precisione come è stata strutturata la stessa Divina Commedia e in particolare questa copia conservata a Milano. Il manoscritto, infatti, è passato nel corso degli anni da un proprietario all’altro, prima di arrivare alla già citata Biblioteca Trivulziana.

La storia dell’antica copia della Divina Commedia

Nel corso della prima parte del XV secolo, dunque poco prima della fine del periodo medievale, il codice era nelle mani di un umanista, Giorgio De Via, il quale lavorava anche come cancelliere della Repubblica di Genova. In seguito ci fu l’acquisizione da parte di Galeazzo Crivelli, ricco signore milanese, fratello del cancelliere ducale che fu anche la prima persona a portare la copia della Divina Commedia nella città meneghina. Per l’interpretazione dei versi è stato necessario coinvolgere un gruppo di studiosi che si occupa di più discipline, dagli storici ai fisici, passando per gli informatici e i paleografi. In cosa consiste esattamente l’analisi tramite luci multispettrali?

I sensori multispettrali riescono ad acquisire l’energia riflessa da qualsiasi superficie, aiutando a vedere oltre quello che è visibile. Il tutto avviene nelle diverse lunghezze d’onda dello spettro elettromagnetico. L’immagine restituita è multibanda ed è capace di estrarre informazioni e produrre mappe tematiche. L’imaging multispettrale si è rivelata strategica e preziosa per quel che riguarda la Divina Commedia, ma è stata utile nel tempo anche in altri settori, a partire da quello della coltura e della vegetazione di cui riesce a carpire la minima informazione. Si attendono ora nuovi aggiornamenti in merito alle scritture fantasma e al loro significato preciso.

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