Scimpanzé, la svolta: curano le ferite con gli insetti
Gli scimpanzé curano abitualmente le proprie ferite con l'applicazione di piccoli insetti volanti: è la prima volta che viene osservato un comportamento simile
Nel mondo animale non mancano esempi di auto-medicazione: orsi, elefanti e vari insetti sono stati osservati mentre tentavano di porre rimedio ad una ferita o a una condizione di malessere, propria o dei propri simili. In particolare esistono diversi studi che indagano le tecniche di cura delle ferite e delle malattie sviluppate dai primati, i nostri più prossimi parenti evolutivi. Solo che fino ad oggi si è sempre trattato dell’ingestione di piante o altre sostanze capaci di combattere i parassiti intestinali: una nuova ricerca dimostra che gli scimpanzé hanno trovato un modo molto più affascinante di trattare le ferite.
Come si curano gli scimpanzé
Nel 2019 Alessandra Mascaro, biologa del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology, ed un volontario dell’Ozouga Chimpanzee Project hanno visto uno scimpanzé, Suzee, ispezionare e poi trattare con cura una ferita sul piede del figlio, Sia. Fin qui niente di strano: “l’auto-medicazione è stata osservata in diverse specie animali” spiega il Simone Pika, tra gli autori della ricerca. “Gli scimpanzé e i bonobo, per esempio, mangiano foglie di alcune piante con proprietà vermifughe e masticano fogliame amaro che può uccidere i parassiti intestinali”.
Quel che è stato osservato negli scimpanzé del Loango National Park in Gabon, però, non ha precedenti: “l’applicazione esterna di materiale animale sulle ferite aperte non era stata, finora, mai documentata”, continua Pika, biologo cognitivo dell’Università di Osnabrück.
Quella appena pubblicata sulla rivista Current Biology è la prima evidenza che gli scimpanzé catturano abitualmente gli insetti per applicarli sulle ferite aperte.
In sette anni di osservazione degli scimpanzé, dicono i ricercatori coinvolti nell’Ozouga Chimpanzee Project, un comportamento simile non si era mai visto. La ricerca prende avvio, e porta a documentazione, due brevi video rubati alla quotidianità di un gruppo di 22 scimpanzé – osservati per 15 mesi.
Suzee e il figlio Sia sono i protagonisti di uno di questi due video: “Suzee prima guarda il piede del figlio, poi è come se pensasse ‘Cosa posso fare?’ e poi guarda in alto, vede l’insetto e lo cattura per suo figlio”, spiega Alessandra Mascaro.
La medicazione della ferita
Nel video di cui si parla si vedono Suzee e i suoi figli, Sassandra e Sia, mentre riposano. Sia ha una ferita aperta di circa 3 centimetri sul piede sinistro, e sta sdraiato accanto alla madre. Poi, si legge nel paper “Suzee si alza e allunga la mano destra per catturare un non identificato insetto da sotto una foglia”. Dopo averlo esaminato, lo posiziona accuratamente tra le sue labbra.
Dopodiché la scimpanzé afferra il piede del figlio, prende l’insetto, e lo applica sulla ferita. Poi lo riprende, lo mette in bocca come per sistemarlo e lo applica di nuovo sulla ferita. E di nuovo: “in totale, questa clip mostra tre applicazioni di uno stesso, non identificato, insetto, sulla ferita di un individuo parente”.
Nella lunga osservazione dei 22 scimpanzé, sono stati osservati ben 76 casi di applicazione di insetti sulle ferite proprie o di altri membri del gruppo – anche da parte di 3 esemplari molto giovani.
In 19 di questi casi, il comportamento descritto dai ricercatori è il seguente: “primo, catturano l’insetto; secondo, lo immobilizzano mettendolo tra le labbra; terzo, posizionano l’insetto e lo muovono sulla superficie esposta della ferita usando i polpastrelli o le labbra; quarto, estraggono l’insetto dalla ferita”. L’applicazione viene spesso ripetuta più volte, nel corso di uno stesso trattamento.
Gli insetti “curativi” sembrerebbero essere insetti volanti, sono scuri e molto piccoli, e si ipotizza possano avere delle proprietà lenitive in grado di calmare il dolore causato dalle ferite.
Tali osservazioni, affermano i ricercatori nella pubblicazione “può contribuire al dibattito sull’esistenza di comportamenti sociali nelle specie non-umane”; e può ispirare studi futuri “sul comportamento relativo alla cura delle ferite e sulla potenziale funzione curativa dell’applicazione degli insetti”.