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Perché ci aspettano periodi di siccità più intensi e gravi

La sete atmosferica è un fenomeno apparentemente invisibile, innescato dal cambiamento climatico, che porta siccità sempre più disastrose: come funziona?

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Il cambiamento climatico sta trasformando radicalmente il nostro rapporto con l’acqua. Ondate di siccità più intense e gravi non sono più eventi eccezionali: stanno diventando la norma. E non è solo colpa della scarsità di piogge. Uno dei fattori chiave, finora poco considerato, è la cosiddetta sete atmosferica, un concetto cruciale per comprendere cosa ci riserva il futuro. Poiché il mondo è sempre più caldo, potremmo trovarci di fronte a un disastro climatico imminente. Ma cosa sta accadendo davvero?

Cosa si intende per sete atmosferica

Quando si parla di siccità, il pensiero corre subito alla mancanza di precipitazioni. Ma la realtà è più complessa. L’atmosfera terrestre, riscaldata dalle temperature in aumento, assorbe sempre più umidità dal suolo e dalla vegetazione. Questo fenomeno è definito sete atmosferica: una maggiore evaporazione causata da fattori come il calore, il vento, l’umidità e la radiazione solare.

Secondo uno studio recente pubblicato su Nature, la sete atmosferica ha intensificato le siccità a livello globale del 40% negli ultimi quarant’anni. Si tratta di un processo invisibile ma devastante, capace di trasformare aree un tempo fertili in deserti nel giro di pochi anni.

La siccità non risparmia nessuno: regioni a rischio

Dalle Grandi Pianure statunitensi all’Africa subsahariana, dall’Australia al Sud America, gli effetti di questa nuova era climatica si stanno facendo sentire ovunque. In particolare, lo studio ha rivelato che tra il 2018 e il 2022 l’estensione delle zone colpite da siccità è aumentata del 74% rispetto alla media dei quattro decenni precedenti.

Anche l’Europa è in allarme: nel 2022, un mix estremo di caldo e assenza di piogge ha messo in crisi agricoltura e riserve idriche. In Italia e nel bacino del Mediterraneo si parla già apertamente di crisi idrica.

Agricoltura sotto stress: tra irrigazione e abbandono

Il settore agricolo è tra i primi a risentire delle conseguenze. Nelle aree dove si usano impianti di irrigazione tradizionali, i sistemi non riescono più a compensare l’acqua persa per evaporazione. Il risultato? Campi aridi nonostante siano irrigati.

Molti agricoltori stanno investendo in tecnologie più avanzate, mentre altri sono costretti ad abbandonare le coltivazioni. Questo accade non solo nelle zone tradizionalmente aride, ma anche in aree finora considerate “sicure”, come il Midwest statunitense e l’Europa orientale.

In questo contesto, emerge un nuovo termine: ondate di sete (thirstwaves), ovvero periodi in cui l’evaporazione atmosferica è eccezionalmente alta per almeno tre giorni consecutivi, mettendo a rischio le coltivazioni.

Disastro climatico in arrivo: cosa dicono le previsioni

Gli scienziati lanciano l’allarme: il trend è in crescita e i modelli indicano che le crisi climatiche gravi diventeranno sempre più frequenti. Le estati del 2023 e del 2024 si sono dimostrate tra le più calde mai registrate, e l’evaporazione atmosferica continuerà ad aumentare.

I paesaggi colpiti ripetutamente da siccità non hanno il tempo di rigenerarsi, avviando un circolo vizioso di desertificazione. Le conseguenze vanno ben oltre l’agricoltura: a rischio ci sono anche la disponibilità di acqua potabile, la produzione di energia idroelettrica e la stabilità alimentare.

Prepararsi al futuro: dalla previsione all’adattamento

L’unica via per affrontare questo disastro climatico imminente è investire in modelli climatici più precisi, capaci di prevedere in anticipo le ondate di sete e pianificare l’uso delle risorse idriche. In parallelo, è essenziale promuovere pratiche agricole resilienti, proteggere le risorse naturali e ridurre le emissioni.

La sete atmosferica ci ricorda che il riscaldamento globale non è solo una questione di gradi in più, ma di equilibrio stravolto tra acqua, suolo e atmosfera. Ignorarla significherebbe rinunciare a ogni possibilità di adattamento.