Uno strano fossile ha rivelato una versione della storia antica inaspettata
Un archeologo israeliano ha dedicato 16 anni di studio ad alcuni fossili di pesci che hanno svelato quanto antica sia la cottura del cibo
Al giorno d’oggi siamo abituati a mangiare piatti dall’aspetto sofisticato e con preparazioni davvero laboriose. In pochi si chiedono, però, come dovevano essere i menù dei nostri antenati, per la precisione i primi umani che hanno popolato il pianeta. Un gruppo di ricercatori israeliani si è messo d’impegno per rispondere alla domanda, approfondendo alcuni fossili di pesci.
La ricostruzione storica è stata davvero curiosa e sorprendente, uno spaccato di vita che forse in pochi avrebbero immaginato. Gli uomini vissuti quasi 800mila anni fa, infatti, prediligevano i pesci ben cotti, una conferma importante del fatto che l’utilizzo del fuoco per cucinare risalga a un passato molto lontano dai giorni nostri.
Fossili di pesci molto particolari
Come si è arrivati, nello specifico, a queste conclusioni? Fino ad ora, la prova della prima cucina della storia era quella relativa all’uomo di Neanderthal e al primo Homo Sapiens, dunque circa 170mila anni fa. Uno studio apparso di recente sulla rivista scientifica “Nature Ecology and Evolution” ha però spostato la datazione di oltre 600mila anni. Si tratta dello studio condotto da Irit Zohar, archeologo dello Steinhardt Museum of Natural History dell’Università di Tel Aviv, una ricerca durata la bellezza di sedici anni. I fossili di pesci che ha scovato e catalogato sono stati tantissimi, per la precisione si è focalizzato sulla zona vicina alle rive del fiume Giordano.
Proprio in questo luogo, un tempo esisteva un lago e gli antichi fossili di pesci hanno raccontato molto della vita sul pianeta circa 780mila anni fa. Il primo indizio è stato quello della presenza di tanti denti e nessuna lisca di pesce. In pratica si è intuito come la cottura potrebbe aver fatto riemergere questi resti, visto che a determinate temperature le lische tendono ad ammorbidirsi e disintegrarsi. Nella stessa area, poi, si trovavano selci bruciate e le tracce di un possibile focolare. Tra l’altro, gran parte dei denti in questione appartenevano a due sole specie di carpe, selezionate con cura dagli uomini di allora per il sapore della carne.
Cosa hanno “raccontato” i fossili di pesci
La prova più determinante nei fossili dei pesci, però, è arrivata dall’analisi dello smalto dei denti. Grazie alla diffrazione tramite i raggi X, è stato possibile accertare come il riscaldamento modifichi la struttura dei cristalli dello smalto stesso. I sedici anni di studi hanno confermato che i denti in questione sono stati sottoposti a temperature comprese tra i 200 e i 500 gradi, il che equivale a dire che i pesci di allora dovevano essere ben cotti. Ovviamente non è dato sapere quali “tecniche culinarie” fossero in voga all’epoca, ma senza dubbio la scoperta archeologica è di grande spessore.
Attualmente si ritiene come il fuoco abbia dominato per la prima volta le vite dell’uomo poco meno di 2 milioni di anni fa. Magari non veniva sfruttato per grigliare come facciamo oggi con il cibo, con tutta probabilità il pesce veniva posizionato vicino al focolare e si attendeva la cottura giusta. Gli archeologi sono anche convinti che le lische siano poi state gettate nel fuoco stesso, come poi rilevato nei fossili di pesci che sono riusciti a conservare soltanto i denti.