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SCIENZA

Hanno notato qualcosa di strano tra le nuvole, si stanno restrigendo e spostando

Nuove ricerche NASA: le bande nuvolose equatoriali e delle medie latitudini si restringono, favorendo l’assorbimento di calore dagli oceani e peggiorando lo squilibrio energetico terrestre

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Le ultime analisi dei satelliti Nasa evidenziano un quadro chiaro e preoccupante. Le grandi fasce di nuvole temporalesche, che fino a poco tempo fa fungevano da “scudo riflettente” per il pianeta, si stanno ora riducendo gradualmente o, a seconda dei casi, spostando verso i poli. Questo fenomeno è preoccupante perché le nuvole svolgono unruolo cruciale nel regolare la temperatura terrestre.

Nel corso di tre decenni le bande equatoriali si sono ristrette. Quelle delle medie latitudini hanno invece guadagnato latitudine, aprendo spazi subtropicali, dove il cielo resta sgombro e il mare assorbe energia che dovrebbe essere riflessa. Questo avviene perché le nuvole agiscono come uno specchio naturale: riflettono la luce solare verso lo spazio invece di farla assorbire dalla Terra. Quando le nuvole diminuiscono, più energia solare raggiunge direttamente gli oceani e le terre emerse, causando un maggiore riscaldamento

Bande nuvolose in contrazione

A riportare questi dati preoccupanti è George Tselioudis del Goddard Institute for Space Studies. Le zone d’azione sono principalmente tre:

  • Intertropical Convergence Zone, ovvero la cintura di temporali sul bacino equatoriale, che ora è più sottile;
  • Fasce extratropicali, tra 30 e 60° di latitudine, dove cicloni extratropicali e tempeste si formavano più frequentemente;
  • Zone subtropicali, ora divenute più ampie e meno coperte da nuvole riflettenti.

L’analisi di dati MODIS e ISCCP rivela che le aree nuvolose storicamente coperte oltre l’85% dei giorni si sono nettamente ridotte. Si parla dell’1,5-3% per decade. Le compartimentazioni satellitari CERES invece mostrano un aumento di 0,47 W/m² per decade per quanto riguarda l’energia solare che la Terra ha assorbito (rispetto a quella emessa in infrarosso). Scendendo nel dettaglio, 0,37 W/m² per decade sono imputabili alla perdita di nuvolosità oceanica.

Volendo semplificare il concetto: meno nubi temporalesche si traducono in meno luce solare riflessa verso lo spazio. Ciò contribuisce al surriscaldamento dei mari, che avviene più rapidamente e, in generale, a un immagazzinamento di calore in profondità. Tutto ciò è un contributo enorme e pericoloso al riscaldamento globale.

Impatti su clima e oceani

La contrazione delle nuvole ha delle conseguenze immediate. Basti pensare all’espansione di zone aride subtropicali. Il cielo terso consente un maggiore riscaldamento delle terre emerse. Gli oceani sono generalmente molto più caldi, sia in superficie che in profondità. Ciò ha effetti diretti sulle correnti marine e i cicli del carbonio. Come non segnalare, poi, il concretizzarsi di eventi meteorologici estremi. Ciò è frutto dell’energia accumulata che viene rilasciata sotto forma di:

  • tempeste improvvise;
  • piogge torrenziali;
  • uragani.

Una realtà che si realizza soprattutto nelle cosiddette stagioni di transizione. Sotto l’aspetto scientifico, questa nuova evidenza pone i modelli climatici dinanzi a un test cruciale. Sono in grado di riprodurre il cambiamento nella distribuzione delle nuvole, ragionando sull’impatto in merito al bilancio energetico?

Qualora questa simulazione avvenisse correttamente, si potrà avere maggiore fiducia nelle previsioni future sul riscaldamento del pianeta. Resta però da chiarire la ragione esatta di questo spostamento delle nuvole. Svariate le incognite e per affrontarle servono:

  • dati satellitari continui, al fine di aggiornare l’evoluzione delle fasce nuvolose in tempo reale;
  • campagne oceanografiche, che misurano la stratificazione termica delle acque e l’assorbimento energetico;
  • collaborazioni interdisciplinari, coinvolgendo oceanografi, meteorologi e modellisti, così da poter integrare simulazioni e osservazioni differenti.