I dati sull'alluvione in Emilia Romagna: ecco quanta acqua è caduta in sole 48 ore
Ancora un disastro ambientale in Emilia Romagna: un fiume d'acqua ha travolto tutto e a rischio c'è quasi tutt'Italia
Nella mattina del 17 settembre ha avuto inizio un processo meteo che ha poi avuto conseguenze enormi e devastanti. Non la prima volta, probabilmente non l’ultima. Il cambiamento climatico devasta e non si arresta, come l’Emilia Romagna ha ben compreso a proprie spese nel corso degli ultimi anni.
Le piogge sono proseguite in maniera ininterrotta per tutta la giornata del 17 settembre. L’intensità ha iniziato ad attenuarsi ma l’intero territorio ha continuato a essere vittima della pioggia battente, ancora per tutto il 19 settembre. Tra strade chiuse, linee ferroviarie necessariamente interrotte e danni ingenti ad abitazioni e locali di vario genere, ecco il resoconto dell’ennesimo disastro.
Cos’è successo
La Romagna si è ritrovata al centro di correnti instabili, cariche di umidità poi evaporata dalla superficie del mare, ancora calda. Correnti provenienti da est che hanno travolto il territorio in maniera diretta, determinando piogge persistenti e forti. Ciò si è verificato soprattutto lungo la dorsale appenninica, con fenomeni a carattere di rovescio fortunatamente via via meno intensi, almeno nell’entroterra emiliano.
Nelle prime 48 ore di questa atroce manifestazione del processo di crisi climatica in atto, i quantitativi di pioggia cumulati sono stati decisamente notevoli. Scariche intense, con valori compresi tra 150 e 300 mm, tra aree urbane e campagne e bacini dei fiumi regionali.
L’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), che ha svariati compiti istituzionali, guarda anche alla raccolta, elaborazione e diffusione di mappe e dati relativi al dissesto idrogeologico. Anche stavolta c’è stata un’attivazione immediata, in grado di garantire un’identificazione corretta della mole specifica dell’evento. In particolare, in collaborazione con le Regioni e le Province Autonome, si dà forma all’Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia, con censimento di oltre 634.000 frane. Una cifra inquietante, dal momento che rappresenta i 2/3 di quelle europee. Qual è, dunque, la condizione in Italia?
Dissesto idrogeologico in Italia
Ogni tre anni l’ISPRA pubblica un documento di enorme importanza. Si tratta del Rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia. Come detto, quanto avvenuto in Emilia Romagna ha dei precedenti, eccome. È tutto già avvenuto sul fronte del singolo territorio e, in generale, nelle aree del Centro-Nord.
Stando all’Istituto, il 94% dei Comuni italiani è a forte rischio per alluvioni, erosione costiera e frane. A vivere una condizione di pieno rischio concreto, per quanto riguarda le sole frane, sono 1,3 milioni di persone. Se si parla di alluvioni, invece, il numero sale a 6,8 milioni. Si attende per l’inizio del 2025 il nuovo report, che dovrebbe rivedere tali cifre in peggio.
“L’Istituto effettua anche il supporto tecnico-scientifico al Ministero dell’Ambiente nell’ambito del PNRR SIM – Sistema Integrato di Monitoraggio (M2C4) e ha promosso, insieme a Regioni e ARPA, il potenziamento delle reti di monitoraggio in situ delle frane sul territorio nazionale con finalità di controllo e gestione del rischio”.
All’interno del Repertorio Nazionale degli interventi per la Difesa del Suolo, ISPRA ha il compito di gestire tutte le informazioni connesse a ogni sorta di intervento di difesa sul territorio, che venga finanziato con risorse del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.
Lo sguardo va indietro fino al 1999. Da allora gli interventi censiti sono stati circa 25.000, per un totale di spesa di 17 miliardi di euro. Dovrebbe bastare ciò a comprendere come occorra una soluzione politica, che abbia il coraggio di avviare un cambiamento in nome di un futuro diverso.