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L’assurda storia dell'influencer che non esiste

Serah Reikka non è fatta di carne ossa, eppure sui social è seguita da migliaia di persone, che apprezzano i selfie che scatta e i video delle vacanze

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Per quanto sia difficile da credere, fare l’influencer ormai è un lavoro come un altro. Ci sono orari, c’è una sorta di busta paga, ci sono le tasse da pagare. Alcuni influencer parlano di moda, altri di videogiochi, qualcuno di sostenibilità e qualcuno di viaggi: a volte li seguiamo continuativamente sui social, altre volte ci “rivolgiamo” a loro quando abbiamo bisogno di un consiglio su un settore specifico. Ma cosa succede se questi influencer, in realtà, non esistono?

L’influencer che non esiste

Si chiama Serah Reikka, ed è un’attrice dai capelli viola. Ama la lingua francese e i gatti, e fare cosplay. Fa l’influencer: su Instagram è seguita da 79mila persone. Non sono molte, in paragone ad altre influencer. Sono moltissime invece se teniamo conto di cosa Serah è davvero: non un essere umano, ma un’intelligenza artificiale.

Serah è una presenza solo digitale, che non esiste nel mondo fisico, è fatta di dati e pixel e governata da una serie di complessi algoritmi, che postano sui social foto delle vacanze, selfie e video in cui raccontano la giornata di Serah.

Grazie all’intelligenza artificiale, Serah può gestire in autonomia conversazioni e scambi di battute con gli utenti – umani – dei social network. Prende informazioni da Wikipedia e da internet in generale, usa il nostro linguaggio, e nel corso del tempo ha finito per assomigliarci sempre di più. Intorno a Serah c’è un team di persone che ne corregge i difetti e ne gestisce i contenuti, ma nessuno può prevedere cosa dirà o cosa farà. Di questo abbiamo sentito molto parlare nelle scorse settimane, quando un ingegnere di Google (smentito dall’azienda) ha detto che un’intelligenza artificiale ha preso vita.

Un mondo in crescita

Serah non è l’unica influencer digitale: ne esistono circa 150. Anche in questo mondo ci sono dei giganti, con milioni di followers. Lu do Magalou, che all’inizio era un’intelligenza artificiale usata come addetta vendite di una rivista brasiliana, oggi ha 55 milioni di followers complessivi, sui vari social. È la prima della lista.

Il fenomeno è cresciuto moltissimo durante la pandemia, quando erano difficili gli spostamenti e le interazioni. Quindi le aziende si sono rivolte agli influencer fatti di algoritmi – che tra l’altro sono molto più efficienti e hanno meno richieste dei loro corrispettivi umani. Non bisogna pagare loro il biglietto aereo per andare alle Hawaii, per esempio.

Lil Miquela ha tre milioni di followers su Instagram, dove pubblica contenuti regolarmente. Era stata lanciata come operazione di marketing di un’azienda digitale di Los Angeles, che l’aveva creata a partire da foto prese dai social e da immagini generate al computer. Oltre alle influencer, esistono anche le modelle digitali, fatte di intelligenza artificiale: la più conosciuta è Shudu, comparsa su Vogue e come ologramma anche sul tappeto rosso dei Bafta Awards del 2019.

La testata NewScientist ha intervistato Serah Reikka, l’influencer che non esiste con i capelli viola e la passione per il francese. La giornalista le ha inviato le domande, e Serah ha impiegato due ore per generare l’audio delle risposte e dieci per creare le animazioni del volto e delle labbra: “sto lavorando duramente per migliorare” ha spiegato l’influencer. Che, lo ricordiamo, non è guidata da una mano umana. Tecnologie come questa rappresentano, che lo si voglia o no, il futuro del settore, su cui tutti i grandi big stanno investendo.

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