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SICUREZZA INFORMATICA

Attacco hacker alla Farnesina, chi ha colpito l’Italia e perché

Dopo le rivelazioni del quotidiano britannico The Guardian, Il Mattino di Napoli fornisce nuovi indizi sul presunto attacco hacker ai server della Farnesina

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Hacker attacco Fonte foto: Shutterstock

Si arricchisce di nuovi dettagli la vicenda del presunto attacco informatico ai server della Farnesina. Nonostante la smentita delle autorità russe, nuove fonti dell’intelligence italiana confermano che un gruppo di hacker russi avrebbe bucato le difese del Ministero degli Esteri e sarebbe riuscita a impadronirsi di documenti riservati.

Le notizie sono riportate dal quotidiano “Il Mattino” di Napoli, che cita per l’appunto alcuni funzionari dei servizi segreti italiani. L’attacco informatico ai server della Farnesina sarebbe solo l’ultimo di una lunga serie che avrebbe coinvolto sia l’Italia sia altri affiliati alla NATO. In particolare, il nostro Paese sarebbe stato oggetto di diversi tentativi di attacco informatico, portati avanti sempre dallo stesso gruppo di hacker russi. Per tentare di porre freno all’escalation di attacchi, l’Italia si sarebbe rivolta a diverse società estere attive nel mondo della sicurezza informatica, riportando però dei risultati altalenanti.

Chi sono gli hacker che hanno attaccato l’Italia

Stando alle fonti citate dal quotidiano “Il Mattino”, gli autori dell’attacco informatico alla Farnesina sarebbero gli hacker del gruppo APT29, gli stessi pirati informatici che pochi mesi fa si erano resi responsabili di un attacco al sistema informatico del Ministero della Difesa. Si tratta, nei fatti, di un gruppo di cybercriminali particolarmente attivo e responsabile – stando sempre alle informazioni che filtrano dalle intelligence di tutto il mondo – di diverse operazioni condotte nei confronti di Paesi appartenenti alla NATO (Stati Uniti e Norvegia tra gli altri)

Quali dati sono stati rubati dai server della Farnesina?

Attenendosi alle dichiarazioni ufficiali rilasciate dal Ministero degli Esteri, l’ultimo attacco di APT29 non avrebbe portato a risultati rilevanti: nessun documento trafugato e informazioni riservate al sicuro. In passato, però, le cose sono andate diversamente: secondo le fonti de “Il Mattino”, un attacco risalente al 2013 avrebbe permesso ai cybercriminali di impossessarsi di decine di migliaia di documenti riservati e conversazioni private tra ministero ed esponenti del corpo diplomatico italiano.

Le misure di sicurezza informatica dell’Italia

Dall’analisi delle informazioni fornite dalle fonti dell’intelligence, emerge un quadro tutt’altro che roseo per quel che riguarda la sicurezza informatica in Italia. Per difendersi dai pirati informatici, infatti, le autorità italiane si sono rivolte prima a Kaspersky e poi a una società statunitense specializzata in cybersecurity. L’Italia, insomma, non sarebbe stata in grado di difendersi da sé e avrebbe fatto ricorso a esperti stranieri. Una tendenza, però, in inversione: come emerso nel corso della conferenza ITASEC 2017, il nostro Paese si sta dotando di cyber commando pronti a entrare in azione ogni volta ce ne sia bisogno.

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