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Caldo record: quanti gradi mancano per superare il limite del "collasso"

Con l'accordo di Parigi, nel 2015, i governi si erano impegnati a mantenere le temperature sotto un livello limite, che oggi stiamo raggiungendo

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Chiunque viva in Europa si è accorto che stiamo vivendo un’estate da record: fa ancora più caldo del 2003, l’anno più rovente della storia recente. Diciannove anni fa, però, quelle temperature erano state un’eccezione, un’anomalia rispetto agli anni immediatamente precedenti o successivi. Al caldo di oggi, invece, siamo arrivati con un aumento continuo e costante che va avanti da qualche anno ormai, e che non sembra volersi arrestare.

Ma non è solo una questione di sudore o di costi delle bollette con il condizionatore acceso: temperature così alte sono preoccupanti per questioni ben più serie.

La temperatura limite

Nel 2015 i leader di tutti i Paesi del mondo hanno firmato l’accordo di Parigi, che presenta un piano d’azione per limitare il cambiamento climatico, preservando la Terra e i suoi ecosistemi. La parte più importante di questo accordo, il primo punto, chiede che l’aumento della temperatura media globale rimanga al di sotto dei 2°C in più rispetto ai livelli preindustriali. Ai governi e alle organizzazioni sovranazionali è chiesto uno sforzo in più: limitare questo aumento all’1,5°C.

Quindi è 1,5°C il valore che dobbiamo prendere come riferimento, quello che non dobbiamo assolutamente superare se vogliamo mantenere il nostro pianeta non nelle condizioni migliori, ma almeno in condizioni che gli permettano di sopravvivere e di preservarsi.

Ma nei prossimi anni potremmo già raggiungere il limite di 1,5°C, e probabilmente anche a superarlo. L’aumento della temperatura media globale oggi è a 1,1°C in più rispetto ai livelli preindustriali, e lo è da almeno sette anni.

Cosa succederà alla Terra

Le conseguenze di questo aumento delle temperature saranno devastanti per noi e per il nostro pianeta, dove tutto è collegato.

L’aumento delle temperature farà sciogliere i ghiacciai del Polo Sud e del Polo Nord, con un successivo innalzamento del livello dei mari, che rischieranno di risucchiare molte città costiere, tra cui Venezia.

Renderà anche difficile la formazione di nevi perenni sulle nostre montagne, che di conseguenza non rilasceranno più acqua nei nostri fiumi in estate: sta già succedendo, il fiume Po è in secca e la siccità in  Italia è un problema oggi sotto gli occhi di tutti. E non succede solo a nord: un esempio concreto e preoccupante sono i resti di un ponte romano che sono emersi a Roma, dal Tevere quasi senza acqua.

Decine di migliaia di persone si stanno già spostando dai posti in cui sono nate e hanno vissuto per tutta la vita, perché non sono più posti in cui è possibile vivere: si chiamano rifugiati o migranti climatici, e scappano da incendi, fiumi e laghi completamente prosciugati, raccolti inesistenti e guerre per le risorse.

Siamo ancora all’inizio della stagione più calda, eppure in tutta Europa gli incendi hanno già bruciato un’area grande quanto il Molise, che è andata persa. La Spagna, oggi, è particolarmente colpita.

Gli scienziati e gli attivisti di tutto il mondo stanno chiedendo ai governi e alle grandi aziende di “tornare sulla strada giusta, su cui oggi non siamo”, come dice Andrea Grieco, ambasciatore del Patto per il Clima firmato dall’Unione Europea.