Si è avverata una premonizione di 11 anni fa, ma potrebbe andare peggio
La previsioni shock del 2014 di Evelyne Dhéliat immaginavano il 2050 con 43 °C in Francia: nel 2025 quei record sono già superati, confermando l’urgenza climatica
Tornando indietro nel tempo fino al 2014, potremmo riscoprire un esperimento molto coraggioso di una nota meteorologa, Evelyne Dhéliat. Andò in onda allora tentando di gettare il proprio sguardo al futuro. Annunciò così per il 2050 delle mappe rosse, indicando un netto innalzamento delle temperature, paventando punte di 40°C a Parigi, 38°C al Nord della Francia e 43°C al Sud. Oggi possiamo dire che per il 2050 quelle cifre verranno prevedibilmente superate.
Il futuro spaventoso è oggi
Al tempo Dhéliat intendeva mostrare come l’estate francese potesse divenire un vero e proprio inferno termico a causa del riscaldamento globale. La conduttrice rassicurava gli spettatori, parlando di un semplice esercizio, di un’ipotesi distante nel tempo, guardando al 2050.
E invece a giugno-luglio 2025 queste proiezioni sono normalità e, ipotizzando un peggioramento tra altri 25 anni, addirittura conservative:
- Parigi ha già sfiorato il picco dei 40°C, con ondate di calore che hanno messo in crisi trasporti e sistemi sanitari;
- La Costa Atlantica ha toccato i 35°C, ben sopra i 26-30°C previsti per il 2050;
- Nantes e dintorni segnano 36°C, al di sopra dei 30°C ipotizzato da Dhéliat.
Clima trasformato in anticipo
Il cambiamento climatico non rispetta le nostre aspettative e la condizione globale si aggrava con una rapidità allarmante. Per comprendere perché il caldo atroce sia esploso in anticipo, occorre tener presenti due fattori:
- aumento dei gas serra, con la concentrazione di CO2 che ha superato i 420 ppm, alimentando un effetto serra molto più intenso di quanto immaginato 10-15 anni fa;
- feedback climatici, con lo scioglimento dei ghiacciai e la riduzione delle aree vegetali che provocano un aumento dell’assorbimento del calore da parte delle superfici. Ciò amplifica le ondate di calore.
Politiche di adattamento
Le previsioni del 2014, che oggi appaiono decisamente rosee e positive, immaginando come sarà realmente il 2050, evidenziano quanto si abbia bisogno di politiche di adattamento adeguate. La classe politica dovrebbe indirizzarsi verso:
- potenziamento dei sistemi di allerta, con mappature delle zone a rischio, così da fornire previsioni notturne e suggerimenti pratici per la protezione dei più fragili;
- integrazione di “visioni future” nel planning urbano, con progettazione di aree verdi, rifugi climatici e materiali a basso accumulo termico, così da contrastare le cosiddette “isole di calore”;
- educazione continua, con esempi storici e scenari ipotetici per spiegare cause, effetti e l’urgenza di un cambiamento climatico, coinvolgendo scuole e campagne media.
Nel 2014 si mirava a scuotere le coscienze, per uno stile di vita in linea con l’ambiente e meno impattante. Oggi tutto ciò è ancora fondamentale ma occorre passare all’azione, con un mix di concretezza e narrativa persuasiva.
Il caso Dhéliat insegna molto, tanto ai negazionisti quanto a chi lotta per un’adeguata divulgazione in materia di cambiamento climatico. La scienza predittiva non è un gioco ma un invito all’azione. Ogni grado in più e ogni giorno in più, si tradurrà in vite in pericolo.