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DDL Intelligenza artificiale, cosa cambia per le imprese italiane

È stato approvato il DDL Intelligenza artificiale, il disegno di legge che punta a definire la normativa di riferimento per le imprese che utilizzano l'AI: cosa cambia e quali sono le novità.

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DDL intelligenza artificiale approvato Fonte foto: Ansa

Con il via libera della Camera dei deputati, il DDL sull’Intelligenza artificiale ha compiuto un altro passo decisivo verso l’approvazione definitiva: resta solo la terza lettura al Senato per trasformare il testo in legge. In questo modo, l’Italia si avvia a diventare il primo Paese europeo a dotarsi di una legge nazionale organica sull’AI.

Il disegno di legge, coordinato dal Dipartimento per la trasformazione digitale di Palazzo Chigi e dal sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti, rappresenta il tentativo del governo di garantire un equilibrio tra innovazione e tutela dei diritti, allineandosi ai principi dell’AI Act europeo, ma introducendo al contempo specificità italiane.

Cosa prevede il DDL Intelligenza artificiale

Il Ddl detta regole precise e punta a delineare una normativa di riferimento per tutte le applicazioni di AI in ambito civile, invece, ricadono sotto la nuova normativa. Rimangono escluse, per motivi di sicurezza nazionale, le attività di intelligence, le operazioni di difesa delle forze armate, delle forze di polizia e dell’Agenzia per la cybersicurezza.

Uno degli elementi più rilevanti per le aziende è la definizione della governance nazionale della materia. Il DDL stabilisce che le Autorità nazionali competenti saranno l’Agenzia per l’Italia digitale (AgID) e l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN), con un ruolo di coordinamento e vigilanza sull’uso dell’intelligenza artificiale in Italia. Per i mercati finanziari, restano centrali Banca d’Italia, Consob e Ivass, che continueranno a esercitare il ruolo di autorità di vigilanza, anche sulle applicazioni AI nel fintech e nell’insurtech.

Questa scelta garantisce un assetto di governance più definito, che permetterà alle imprese di avere interlocutori istituzionali chiari, capaci di fornire linee guida e di intervenire in caso di irregolarità.

Infine, sul fronte del lavoro, la normativa si propone di favorire la formazione dei lavoratori alle nuove competenze digitali, ma anche di evitare che l’AI diventi uno strumento per ledere i diritti dei dipendenti, ad esempio con sistemi di sorveglianza invasiva o meccanismi di valutazione automatica delle performance non trasparenti.

Cosa cambia per le imprese italiane

Questo significa che le imprese italiane che sviluppano, implementano o utilizzano sistemi di intelligenza artificiale dovranno conformarsi a requisiti più stringenti, in linea con i principi europei di trasparenza, sicurezza e rispetto dei diritti fondamentali. Si introduce, ad esempio, una stretta sull’illecita diffusione di sistemi manipolati con AI.

Un segnale chiaro del legislatore contro la proliferazione di deepfake, chatbot malevoli o algoritmi finalizzati a diffondere disinformazione. Per le imprese tecnologiche, questo si tradurrà in un obbligo di maggiore attenzione nella progettazione e nella messa in commercio dei propri sistemi, con controlli interni più rigorosi per prevenire abusi.

Con il disegno di legge verranno poi usate le risorse del CDP Venture Capital (pari a un miliardo di euro) per sostenere, tramite equity o quasi equity, le imprese attive nei settori dell’intelligenza artificiale, della cybersicurezza e delle tecnologie abilitanti, comprese le tecnologie quantistiche e i sistemi di telecomunicazioni.

A tal proposito, una modifica importante introdotta in Senato, riguarda poi l’eliminazione dell’obbligo per le imprese di avere sede legale in Italia per poter usufruire degli aiuti. Basterà infatti avere una sede operativa nel nostro Paese per poter accedere ai finanziamenti. Questo amplia la platea dei potenziali beneficiari, aprendo anche a realtà straniere che vogliano investire sul territorio italiano, auspicando ricadute positive in termini di sviluppo tecnologico, occupazione e competitività.

Le aziende che sapranno adattarsi velocemente potranno cogliere importanti opportunità ma, allo stesso tempo, chi sottovaluterà i nuovi obblighi rischia sanzioni e danni reputazionali, soprattutto in settori dove la fiducia degli utenti è cruciale.

Per le imprese il tempo della sperimentazione senza regole sta per finire. Si apre invece una nuova fase.