Come un bagliore verde, apparsi di nuovo i "fantasmi mesosferici": cosa sono e cosa sappiamo
Svelate le origini dei fantasmi mesosferici. Ecco cosa genera i bagliori verdi che arricchiscono uno strato misterioso dell'atmosfera della Terra
L’osservazione atmosferica è colma di affascinanti dettagli. Basti pensare ai fantasmi mesosferici, che si concretizzano come bagliori verdi nel cielo e che in alcune circostanze sono affiancati dalle luci atmosferiche rosse.
Questi lampi verdeggianti ci dicono molto. Più di quanto si possa pensare. Ci svelano la posizione della Terra nel sistema solare e consentono di far maggiore chiarezza su uno strato “misterioso” dell’atmosfera del nostro pianeta.
Cos’è la mesosfera
Per comprendere gli effetti di tale osservazione, è però necessario partire dalla comprensione di base. Parliamo di fantasmi mesosferici, dunque è utile chiedersi cosa sia la mesosfera. Si tratta di uno strato dell’atmosfera della Terra, che si trova a 50-80 km dalla superficie del pianeta.
Un’area particolarmente complessa da studiare per gli esperti, parola dello scienziale spaziale dell’Università dell’Alaska Fairbanks: “Troppo alto per gli aerei e troppo basso per i satelliti. Difficile sondare ciò che accade in quella regione di altitudine”.
Fantasmi e folletti
È interessante il tipo di denominazione ufficiosa di certi fenomeni. Quando si fa riferimento ai bagliori verdi, infatti, si parla di fantasmi mesosferici. Una nota folklorica divertente, che fa il pari con quest’altra definizione: emissioni verdi mesosferiche da ossigeno eccitato nelle cime dei folletti rossi. Dove per folletti si intendono altre manifestazioni atmosferiche di tale colore vivo. Spesso, ma non sempre, le due sono combinate.
Ecco perché è facile abbreviare il tutto in fantasmi e folletti, che a volte si accompagnano, come in una fiaba. Quando ciò avviene, gli scienziati hanno a disposizione una finestra non incredibilmente ampia per poter intervenire, così da sbirciare nella mesosfera.
Tutto ciò è incredibilmente recente, considerando come i bagliori verdi rientrino nel novero delle scoperte effettuate appena nel 2019. Si nascondono sopra le luci rosse vibranti, che appaiono quasi come incendi nel cielo, causati da differenze di carica elettrica nei temporali.
I folletti rossi sono molto più facili da vedere, per quanto siano alquanto brevi come fenomeni, ma soprattutto sono più semplici da studiare. Alla base c’è un dato statistico, considerando che di bagliori verdi, o fantasmi mesosferici, ne appaiono circa uno su 100 dei bagliori rossi.
È questo il cuore dello studio condotto da Maria Passas Varo, scienziata spaziale presso l’Istituto di Astrofisica dell’Andalusia, in Spagna. Insieme ai suoi colleghi ha trascorso più di quattro anni a raccogliere dati in merito a 2.000 fenomeni di folletti rossi. Soltanto in un caso, però, hanno avuto modo di scorgere in maniera nitida i bagliori verdi.
Osservazione di un fantasma mesosferico
Nel caso specifico, il bagliore verde è stato avvistato con nitidezza il 21 settembre 2019, sopra il Mar Mediterraneo. Utilizzando la spettroscopia, il team di ricercatori ha potuto dividere la luce in base alla sua lunghezza d’onda.
Quella che vediamo come verde, a occhio nudo, ha una lunghezza d’onda di circa 510 nanometri, mentre quella delle tonalità blu e gialle sono rispettivamente più corte e più lunghe. Il team è stato così capace di distinguere una serie di singole lunghezze d’onda della luce, che contribuiscono al bagliore verde nel toto.
Si è generato una sorta di codice a barre delle lunghezze d’onda rilevate nello spettro mesosferico. Considerando come gli scienziati sappiano che atomi e ioni differenti emettono lunghezze d’onda differenti, quando brillano, è stato possibile tradurre il codice verde in un elenco di sostanze chimiche nell’atmosfera.
Individuato l’ossigeno atomico, come da programma. Il responsabile delle aurore verdi che arricchiscono i cieli polari. Al tempo stesso, però, spazio anche a emissioni metalliche sotto forma di ferro atomico e nichel, che il team non si sarebbe aspettato a queste altitudini.
Si ritiene che l’atmosfera abbia accesso a una fonte di metalli che rimane ad altitudini elevate rispetto allo spettro studiato dal team di Passas Varo. Il sospetto è che un’onda gravitazionale possa aver spinto lo strato metallico abbastanza in basso da influenzare il fantasma mesosferico. Un fenomeno non comune, che spiegherebbe la rarità di questi avvistamenti.