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Le meduse pettine possono fondere insieme i loro corpi: la scoperta sui corpi marini "alieni"

Recenti studi sulle meduse pettine hanno esaminato il loro comportamento constatando che possono fondere i loro corpi in uno per sopravvivere

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Meduse pettine Fonte foto: 123RF

Le meduse pettine, creature marine affascinanti e misteriose, hanno recentemente attirato l’attenzione degli scienziati per la loro sorprendente capacità di fondere i loro corpi e il loro sistema nervoso.

Questi animali primitivi, che risalgono a circa 700 milioni di anni fa, si sono staccati dai progenitori di tutte le altre forme di vita, intraprendendo un percorso evolutivo del tutto peculiare.

Gli ultimi studi sulle meduse pettine

Le meduse pettine, note anche come ctenofori, sono spesso definite gli “alieni del mare” per la loro unicità e per le caratteristiche che le differenziano da altre specie marine. Leonid Moroz, neuroscienziato presso il Whitney Laboratory for Marine Bioscience in Florida, ha rilevato quanto siano straordinarie queste creature, che possiedono un proprio sistema nervoso, muscoli e un apparato digerente completo.

Recentemente, un team di ricerca ha pubblicato uno studio che rivela come le meduse pettine possano fondersi in un unico organismo quando si trovano in condizioni di stress o pericolo. Questa scoperta, descritta nel giornale Current Biology, mette in luce quanto poco si conosca della biologia bizzarra della specie e solleva interrogativi sullo sviluppo del sistema immunitario negli organismi viventi.

Durante l’osservazione in laboratorio di esemplari di una specie di ctenoforo, conosciuta come “noci di mare”, i ricercatori hanno notato un individuo con una forma insolita, il che ha portato a ulteriori indagini.

Il dottor Oscar Arenas, co-autore dello studio, ha condiviso l’entusiasmo del team, descrivendo l’osservazione come una scoperta affascinante. L’animale esaminato, infatti, presentava due estremità posteriori e due bocche, un fenomeno mai documentato prima.

I test dei ricercatori

Per verificare se questo strano fenomeno fosse il risultato della fusione di due organismi indipendenti, i ricercatori hanno condotto esperimenti prelevando coppie di “noci di mare” da diverse località e, dopo aver rimosso parte del corpo di ciascun esemplare, li hanno uniti in modo che le ferite si toccassero.

Sorprendentemente, in nove casi su dieci, gli esemplari si sono fusi, dimostrando così la capacità di queste creature di unirsi in un organismo unico per continuare a vivere. Man mano che il team ha affinato la procedura, ha scoperto che la fusione avveniva anche in un breve lasso di tempo, riuscendo a osservare il fenomeno all’interno di poche ore in una semplice piastra di Petri.

Oltre alla fusione fisica, i ricercatori hanno notato che, quando stimolavano un lato del corpo fuso, entrambe le parti reagivano contemporaneamente, suggerendo che anche i sistemi nervosi si fossero fusi.

Questa scoperta è particolarmente significativa, poiché il sistema nervoso delle meduse pettine rimane uno dei misteri della biologia. Arenas ha posto l’accento sull’importanza di questa ricerca nel comprendere i principi fondamentali della funzione neuronale, dato che le ctenofori sono considerate discendenti dei progenitori di tutti gli animali.

I ricercatori hanno anche osservato che, un’ora dopo la fusione, le contrazioni muscolari degli organismi si sincronizzavano, dimostrando una connessione funzionale tra i due. Un esperimento condotto su sei coppie fuse ha mostrato che il 95% delle contrazioni avveniva in modo sincronizzato dopo due ore, indicando un alto grado di integrazione tra i due organismi.

In aggiunta, quando uno dei ctenofori veniva nutrito con cibo marcato fluorescentemente, le particelle passavano nel sistema digestivo dell’altro, suggerendo una condivisione di risorse tra i due organismi fusi. Tuttavia, gli scarti digeriti venivano espulsi in modo non sincronizzato, evidenziando che, nonostante la fusione, le meduse mantenevano meccanismi distintivi per differenziare i propri tessuti da quelli degli altri individui.

Si può concludere che lo studio fornisce importanti indizi sulla natura dei sistemi di riconoscimento tra cellule simili, offrendo una visione preziosa su come gli organismi multicellulari possano collaborare e integrarsi tra loro. Non solo: le nostre conoscenze sul mondo marino si ampliano con implicazioni significative per la biologia evolutiva e la medicina rigenerativa. Le meduse pettine, quindi, non sono solo strani abitanti degli oceani, ma rappresentano un campo di ricerca cruciale per comprendere i fondamenti della vita stessa.

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