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SCIENZA

La nebbia nella Pianura Padana sta cambiando: cosa sta succedendo

La nebbia della Pianura Padana, uno dei fenomeni atmosferici più "famosi" d'Italia, si è ridotta sensibilmente nel corso dei decenni

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Cosa c’è nella nebbia in Val Padana? Comincia in questo modo uno dei più celebri successi musicali di Cochi e Renato, una domanda a cui oggi forse entrambi gli artisti risponderebbero in modo diverso rispetto a quanto cantato parecchi anni fa. In effetti, secondo le ricerche più recenti, proprio questo fenomeno non sarebbe più quello di una volta.

La nebbia della Pianura Padana è diventata proverbiale soprattutto grazie ai bollettini meteorologici che non mancavano mai di citarla. La “famosa” foschia, però, non ha nulla a che fare con quella degli anni scorsi, non solo per quel che riguarda l’Italia del Nord, ma l’intero continente europeo. Il motivo di un simile cambiamento è presto detto.

Come è cambiata la nebbia negli anni

Volendo essere ancora più precisi, i giorni complessivi di nebbia sono scesi di parecchio dagli anni Ottanta del secolo scorso fino ai giorni nostri. Il merito sarebbe, tra le altre cose, della migliore qualità dell’aria, decisamente più salubre. Sono sostanzialmente due gli studi che meritano di essere approfonditi da questo punto di vista. Il primo risale a tredici anni fa ed è stato pubblicato nella rivista scientifica “Nature Geoscience”. Secondo questa ricerca, la bassa visibilità dovuta alla foschia si sarebbe ridotta della metà nel corso di tre decenni. C’è poi uno studio del 2014 che ha preso in esame proprio la Pianura Padana.

Ogni zona è un caso a parte, ma sempre con dati significativi in merito alla nebbia. Ad esempio, l’area dell’aeroporto “Guglielmo Marconi” di Bologna ha registrato il 47% in meno di ore di nebbia invernale tra il 1984 e il 2013. Se invece si va a esaminare quello che è successo a Milano nel decennio compreso tra il 1991 e il 2000, ci si accorge che i giorni totali sono calati di 73 punti percentuali rispetto a un altro decennio, quello tra il 1960 e il 1969. Lo stesso discorso vale per molti altri luoghi di campagna, in cui la nebbia la fa da padrona.

La presenza della nebbia nella Pianura Padana

Il fatto che la Pianura Padana sia così legata a questo fenomeno atmosferico ha una spiegazione semplice. Si tratta di una zona d’Italia in cui l’unica apertura è rappresentata dal Mare Adriatico, mentre per il resto bisogna considerare Alpi e Appennini. È dunque inevitabile che l’aria fredda rimanga “intrappolata”. La diminuzione dei banchi e la migliore visibilità hanno attirato ovviamente l’interesse degli esperti che vogliono saperne di più. Gli studi su questo cambiamento sono in corso, però tra tanti dettagli da approfondire c’è una certezza.

La minore presenza della nebbia in Val Padana e in altre parti del vecchio continente è la conseguenza del cambiamento climatico. Quest’ultimo viene “incolpato” per svariati motivi, ma di sicuro il fatto che le temperature siano più elevate anche in periodi tradizionalmente rigidi significa che è calata l’umidità dell’atmosfera, uno degli elementi fondamentali per la formazione della foschia. Di sicuro la visibilità ne risente positivamente, mentre il settore agricolo non guarda di buon occhio tutto questo, perché dove c’è nebbia non si forma ghiaccio che andrebbe altrimenti a rovinare interi raccolti con le tristemente note gelate.

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