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Scoperti nuovi pianeti "fluttuanti" dietro Orione: si comportano in modo strano

Gli scienziati non hanno una risposta: cosa sono gli oggetti misteriosi, in coppia, nella Nebulosa di Orione. Ecco l'ipotesi principale, colma di mistero

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JuMBO, il mistero nella Nebulosa di Orione Fonte foto: ESA

Lo spazio non smette mai di sorprenderci, così come del resto il Telescopio Spaziale James Webb, che ha dato l’opportunità a un gruppo di scienziati di svelare alcuni oggetti dalle dimensioni planetarie. Non si tratta però di pianeti, nella maniera più assoluta. Il nome scelto è JuMBO e semplicemente non dovrebbero esistere. Eppure sono lì, nella Nebulosa di Orione: ecco cosa sappiamo in merito.

Scoperti i JuMBO

Quando si parla della Grande Nebulos di Orione si fa riferimento a uno degli oggetti più spettacolari del profondo cielo. È proprio in questa sezione della nostra galassia che gli scienziati hanno avvistato i JuMBO. Si tratta di un acronimo e sta per Jupiter Mass Binary Objects.

Questi oggetti hanno dimensioni di pianeti, ma non lo sono. Ad oggi gli esperti non sanno ancora come abbiano avuto origine e cosa di fatto siano. Di colpo una nuova incredibile scoperta nello spazio, che solleva ancora interrogativi. Ne sono state identificate circa 40 coppie. Si tratta di oggetti binari, che di fatto sfidano tutto ciò che sappiamo sulla formazione di stelle e pianeti.

Non è da escludere, tra l’altro, che possa trattarsi di una classe di oggetto del tutto nuova. In tal caso si tratterebbe di una scoperta epocale, che avrebbe del sensazionale. L’ennesima prova di quanto ancora poco sappiamo dell’universo e, nello specifico, di quali potenzialità enormi abbia il Telescopio Spaziale James Webb. Gli scienziati non sarebbero infatti mai riusciti a individuare i JuMBO senza l’estrema sensibilità nell’infrarosso di tale strumento all’avanguardia.

La risposta della scienza

A scoprire i JuMBO sono stati due ricercatori dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Si tratta di Mark J. McCaughrean e Samuel G. Pearson. Tutto ciò fa parte del progetto che ha visto il lancio nello spazio del Telescopio James Webb a Natale del 2021, per una settimana. I due stavano analizzando nel dettaglio M42, l’area del Trapezio, attraverso la camera sensibilissima NIRCam dello strumento NASA.

Ciò che hanno ottenuto è un totale di ben 700 osservazioni. Un gigantesco mosaico che rappresenta uno splendido tesoro tutto da scoprire. Ad oggi, però, gli elementi più rilevanti sono ovviamente i JuMBO, la cui massa è simile a quella di Giove, sorprendentemente. Questi oggetti fluttuano liberamente nello spazio, impiegando anche migliaia di anni per ruotare l’uno intorno all’altro. Non c’è alcuna stella a legarli e gli scienziati stanno provando a capire perché siano in coppie, tra le altre cose.

Questa è la fase della sorpresa e delle domande, ma anche dell’esaltazione. Ecco le parole del dottor McCaughrean alla BBC: “La fisica del gas suggerisce che non dovrebbe essere possibile la formazione di oggetti con la massa di Giove, da soli. Sappiamo che i singoli pianeti possono essere espulsi dai sistemi stellari. Ma come si fa a espellere coppie di questi oggetti insieme? Non c’è una risposta al momento”.

Una delle ipotesi è che si siano formati in una porzione della Nebulosa dove la densità degli elementi presenti non fosse bastevole a dar vita a vere e proprie stelle. Gli scienziati, però, sembrano concordare nel rendere l’ipotesi principale quella dell’espulsione dai sistemi stellari. Resta però un mistero il loro essere accoppiati. L’improbabilità di tutto ciò rende ancora una volta lo spazio un “luogo” da esplorare in ogni area, a ogni costo, a caccia tanto di risposte quanto di domande.