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SCIENZA

Nuovo rilevamento nello Spazio: nessuno li aveva mai visti prima

In due delle 27 lune del pianeta Urano sarebbero presenti degli oceani attivi e liquidi, per la precisione sotto la superficie ghiacciata

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Una bassa luminosità e una scoperta quasi casuale. La storia astronomica del pianeta Urano non è certo tra le più intriganti, ma negli ultimi tempi questo oggetto celeste si sta ampiamente “riscattando”. Un nuovo studio scientifico ha approfondito le due due lune e, in particolare, la presenza di una serie di oceani attivi proprio in questa zona dell’Universo. Le lune in questione si chiamano Ariel e Miranda e sono due delle ben 27 che orbitano attorno a Urano e nessuno le aveva mai viste così prima.

Ma come si è arrivati di preciso alle nuove conclusioni?

La nuova ipotesi su Urano

C’era da tempo la sensazione netta che Urano potesse fornire qualcosa di molto interessante da questo punto di vista, soprattutto dopo che la navicella spaziale Voyager 2 della NASA aveva individuato qualcosa di singolare sulla superficie dei satelliti. Gli astronomi infatti hanno preso in esame le radiazioni e i dati magnetici raccolti dallo stesso Voyager 2 nel lontano 1986, prima ancora che il pianeta uscisse dal sistema solare. Si tratta dell’unico veicolo che lo ha raggiunto e il rilevamento è avvenuto mediante alcune particelle energetiche “intrappolate”.

L’ipotesi a cui si è arrivati, comunque, è a dir poco allettante. Una o entrambe le lune citate sopra potrebbero essere caratterizzate da un oceano liquido al di sotto della loro superficie ghiacciata, che sta attivamente espellendo dei pennacchi di materiale nello Spazio. Anche in altri oggetti celesti si è osservato qualcosa di simile.

Ad esempio, particelle del genere sono state notate anche nei pressi di Giove e Saturno. Le particelle energetiche sono diventate fondamentali da qualche anno a questa parte, visto che aiutano ad approfondire le indagini scientifiche planetarie. C’è l’impressione che le ultime novità su Urano possano quindi suggerire alle agenzie spaziali di inviare nuovi veicoli in missione, anche se si tratta di progetti piuttosto impegnativi dal punto di vista economico potrebbero fornire agli scienziati dati interessati sull’Universo.

Il possibile viaggio futuro verso Urano

La NASA, non a caso, ha immaginato un viaggio di una navicella spaziale verso Urano, ma per rendere il tutto concreto e soprattutto proficuo servirebbero oltre 4 miliardi di dollari: per quel che riguarda la durata, l’unico metro di paragone è quello della Voyager 2 che impiegò otto anni e mezzo per arrivare a destinazione. Il lancio potrebbe essere pronto a partire dal 2030, dunque bisognerebbe avere pazienza prima di ottenere risultati concreti.

Si è già detto della “sfortuna” del pianeta in senso storico, perché in effetti anche per questi motivi non è mai stato preso troppo in considerazione dagli astronomi fin dall’antichità.

Si può ricordare, ad esempio, come fino al ‘700 Urano non fosse considerato pianeta a causa della sua scarsa luminosità. Si tendeva quindi a identificarlo come una stella. Inoltre, l’orbita lenta non ha aiutato a ricostruire la sua vera natura per parecchio tempo. Soltanto nel 1781 ci fu qualcuno che azzardò l’ipotesi del nuovo pianeta, William Herschel, una scoperta avvenuta per puro caso dopo aver notato lo spostamento di una stella poco luminosa. L’intenzione delle agenzie spaziali è quella di non metterlo più “in disparte”, per questo motivo molto probabilmente nei prossimi anni se ne parlerà ancora e in modo più approfondito.