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SCIENZA

Dalla neve una terribile scoperta: è un cattivo segnale

Il ritrovamento di frammenti di plastica anche nella neve in Antartide, testimonia ulteriormente il grosso problema di inquinamento sul nostro pianeta

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Plastica in Antartide Fonte foto: 123RF

Un altro cattivo segnale ci viene notificato dagli scienziati, in quanto sono state rilevate tracce di plastica nella neve in Antartide. Si tratta dell’ennesimo segnale che evidenzia la situazione del nostro pianeta per quanto riguarda l’inquinamento e il surriscaldamento globale. Dopo lo scioglimento dei ghiacci, questa scoperta deve alzare l’asticella dell’attenzione e rendere la popolazione terrestre più consapevole.

Una scoperta terrificante nella neve

Gli studiosi dell’Università di Canterbury in Nuova Zelanda, hanno svolto un’importante ricerca in Antartide. L’operazione riguardava il raccoglimento di alcuni campioni in 19 siti presenti in questa zona, dove la neve si era appena posata. Le analisi hanno mostrato un dato poco confortante, ovvero che la neve conteneva frammenti di microplastiche.

Per ogni litro di neve sciolta, in media sono state trovate circa 29 particelle e le analisi molecolari hanno identificato ben tredici diverse tipologie di plastica, tra cui la più famosa PET, ovvero polietilene tereftalato, utilizzato nelle comuni bottiglie di plastica. Quest’ultima tipologia è stata rilevata nel 79% dei campioni, una percentuale piuttosto alta che dovrebbe allertare la popolazione globale.

Non è un caso che l’inquinamento da plastica preoccupi molto gli scienziati, perché questo materiale estremamente diffuso sta soffocando il nostro pianeta ed è importante trovare delle soluzioni alternative. Già da molto tempo, si sta cominciando a trovare dei materiali che sostituiscano la plastica, in modo tale da tornare ad una situazione più vivibile per il pianeta.

Da dove vengono le microplastiche?

Tornando alla recente scoperta in Antartide, gli studiosi si sono domandati da dove venissero queste microplastiche. Secondo il ricercatore Alex Aves, la cui dichiarazione è stata riportata sulla rivista Cryosphere: “La fonte più probabile di queste microplastiche sono le stazioni di ricerca scientifica locali. Tuttavia, i dati mostrano che la loro origine potrebbe essere situata fino a 6000 km di distanza dal luogo di raccolta.”

Precedentemente, alcuni studi hanno trovato tracce di plastica anche nel ghiaccio marino antartico e nell’acqua di superficie. Questa nuova scoperta è il primo caso che rileva plastica nella neve fresca. Oltre all’inquinamento, questo materiale depositato in Antartide, in particolare quello di colore più scuro, può peggiorare lo scioglimento dei ghiacci, assorbendo la luce solare e aumentando in maniera preoccupante il riscaldamento.

Questo ritrovamento mette ulteriormente in guardia gli scienziati, sottolineando quanto sia importante tenere d’occhio l’aumento vertiginoso del consumo di materiali in plastica. Ridurre drasticamente la produzione e l’acquisto è una delle soluzioni migliori, senza contare l’immensa varietà di materiali biodegradabili e green che possono essere utilizzati al posto di bottiglie e contenitori in PET o altri tipi di plastica.

Non è impossibile sostituire qualcosa a cui siamo fin troppo abituati ed è giusto essere consapevoli delle scelte che facciamo nel momento in cui acquistiamo un oggetto in plastica. Il riscaldamento globale è causato anche da questo e i nostri mari e ghiacciai meritano di tornare a respirare insieme a noi.

Queste tristi scoperte devono riportare la popolazione terrestre a riflettere su quello che utilizzano ogni giorno e su quello che si può riutilizzare senza dover produrre del materiale che peggiora la situazione globale.

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