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Trovato in Norvegia il più grande giacimento di terre rare, la scoperta

Una scoperta che guarda a un futuro sostenibile e potrebbe accelerare la transizione verde in Europa: hanno trovato le terre rare in Norvegia.

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La compagnia mineraria Rare Earths Norway (REN) ha ufficializzato la notizia: nel complesso di Fen, a un centinaio di chilometri da Oslo, è stato scoperto il più grande giacimento di terre rare di tutta l’Europa. Il rapporto è stato presentato lo scorso 6 giugno durante una conferenza stampa a cui ha preso parte il Ministro norvegese del Commercio e dell’Industria, Cecilie Myrseth.

Terre rare, la nuova scoperta in Norvegia

Come riporta il comunicato stampa rilasciato da Rare Earths Norway (REN), dopo tre anni di esplorazione è stato possibile fornire una stima delle risorse minerali presenti nel complesso di Fen, grazie al supporto e alla guida tecnica della società di consulenza WSP e rispettando i requisiti dell’Australasian Code for the Reporting of Exploration Results, Mineral Resources and Ore Reserves.

Rare Earths Norway lo ha definito un "traguardo importante", sottolineando la posizione della Norvegia "come parte vitale della catena europea delle terre rare e delle materie prime critiche". Ma a quanto ammonta esattamente la stima? Gli esperti lo hanno definito il più grande deposito di elementi di terre rare in Europa tenendo in considerazione la presenza delle risorse fino a 468 metri sotto il livello del mare. "REN prevede che il deposito diventerà significativamente più grande nel lungo termine. Le precedenti perforazioni profonde, condotte dal Servizio Geologico norvegese (NGU) e dal geologo regionale Sven Dahlgren, hanno dimostrato che la mineralizzazione continua fino ad almeno 1.000 metri. REN si aspetta che lo sviluppo di nuove tecnologie minerarie contribuirà ad aumentare stime delle risorse", si legge nel comunicato.

Si stima che attualmente nel sud-est della Norvegia siano presenti circa 8,8 milioni di tonnellate di terre rare, essenziali nella transizione a basse emissioni di carbonio, ecologica e digitale. Una scoperta importante che potrebbe rimescolare le carte in termini di autonomia e sicurezza mineraria dell’Europa in un momento in cui la Cina rappresenta quasi il 69% della produzione mineraria mondiale e l’Unione Europea rimane estremamente dipendente dalle forniture esterne.

Perché le terre rare sono così preziose

Per approfondire l’importanza della scoperta in Norvegia, il portale dell’IRIS- Institut de Relations Internationales et Stratégiques ha interpellato Emmanuel Hache, Senior Research Fellow specializzato in previsioni energetiche ed economia delle risorse naturali (energia e metalli).

Dopo aver precisato che con "terre rare" ci si riferisce a un gruppo di 17 elementi chimici (scandio, ittrio, lantanio, cerio, praseodimio, neodimio, promezio, samario, europio, gadolinio, terbio, disprosio, olmio, erbio, tulio, itterbio e lutezio), di fatto meno rari di quanto lasci intendere il nome, Hache ha approfondito la questione. "Con gli attuali tassi di produzione (350.000 tonnellate) e considerando le riserve globali (110 milioni di tonnellate), il mondo ha davanti a sé circa 315 anni di consumo di terre rare – ha spiegato -. Le terre rare non sono quindi critiche dal punto di vista geologico".

Il mercato delle terre rare, però, si ritrova ad affrontare due questioni essenziali: l’impatto ambientale da una parte e la leadership di alcuni operatori, in particolare la Cina. "Gli elementi delle terre rare sono giustamente visti come vitamine per l’economia globale e per le due transizioni in corso: quella a basse emissioni di carbonio e quella digitale. Si sono progressivamente affermati come componenti essenziali in diverse industrie d’avanguardia, in particolare nel settore militare e nelle tecnologie a basse emissioni di carbonio". Basti citare due tra gli usi più comuni: la produzione di turbine di impianti eolici e di motori per veicoli elettrici.

Considerato che gli elementi delle terre rare sono di grande importanza per la transizione verde, in particolare per la produzione e l’uso di tecnologie moderne (cellulari, turbine eoliche, batterie, veicoli elettrici, materiali per la difesa), Rare Earths Norway "sta lavorando a un nuovo standard […] e sta sviluppando l’estrazione mineraria più sostenibile al mondo attraverso il concetto minerario Invisible Mine", riporta il comunicato. Con Invisible Mine si intende la costruzione di una miniera elettrificata e autonoma "con riempimento delle masse in eccesso" per garantire "il massimo utilizzo del giacimento".

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