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Il Sistema Solare potrebbe essere un'eccezione nell'universo

Il Sistema Solare è diverso da tutti gli altri: la "stranezza" che abbiamo attribuito ai lontani esopianeti potrebbe essere una questione tutta nostra

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Il Sistema Solare è più strano di quanto pensiamo Fonte foto: iStock - da-kuk

Il Sistema Solare ospita, per quanto ne sappiamo oggi, otto pianeti: 4 piccoli pianeti rocciosi, Mercurio, Venere, la Terra e Marte e 4 enormi pianeti gassosi, che rispondono ai nomi di Giove, Saturno, Urano e Nettuno.

Quanto ad un possibile Pianeta 9, le ricerche sono ancora aperte. Ma il nostro Sistema Solare inizia ad apparire diverso dagli altri in maniera sempre più evidente: con l’analisi di più numerosi sistemi solari, gli scienziati sembrano essere concordi su un fatto. Quegli esopianeti definiti “stranezze cosmiche” sono forse più standard di quanto non lo siano alcuni dei pianeti che orbitano intorno al Sole.

Come si formano i sistemi solari

Non abbiamo ancora trovato un sistema solare che somigli al nostro. Sono ormai tantissimi i sistemi solari individuati al di fuori della nostra galassia, circa 3600, ma niente di simile a quel che succede intorno al Sole.
Sono stati trovati giganti gassosi con orbite molto vicine alla propria stella, pianeti rocciosi molti più grandi della Terra e pressoché qualunque altra combinazione possibile – fuorché quella che dà forma al nostro Sistema Solare.

Questo ha contribuito a far nascere un peculiare interrogativo all’interno della comunità scientifica: e se la “stranezza cosmica” non fosse nelle caratteristiche incontrate fuori dalla galassia, ma si trovasse proprio nel nostro sistema?

I primi sospetti risalgono agli anni 90, con la scoperta dei primi esopianeti orbitanti intorno a stelle “normali”, chiamati pianeti gioviani caldi, che orbitano intorno alla propria stella così vicino che un anno dura appena qualche ora.

Accettando l’antico modello per cui i pianeti mantengano orbite pressoché stabili a partire dal punto in cui si formano, allora l’esistenza di giganti gassose vicine alla propria stella non avrebbe senso: il calore vaporizzerebbe tutto, su questo la comunità scientifica non ha dubbi. Il problema potrebbe essere risolto adottando il cosiddetto modello di Nizza, formulato nel 2005: i giganti gassosi potrebbero migrare verso le orbite più esterne partendo da posizioni assai vicine alla propria stella.

La teoria della migrazione dei pianeti spiegherebbe la loro posizione ed anche la formazione di gruppi celesti come i Trojans che orbitano attorno a Giove e la cintura di Kuiper, oltre a dare ragione delle dimensioni di Urano e Nettuno – da sempre considerati troppo grandi per occupare orbite così lontane dal Sole. Potrebbero esserci arrivati.
L’ipotesi della grande virata sostiene che dopo la sua formazione, Giove sarebbe migrato verso l’interno del sistema, per poi invertire rotta e dirigersi verso le orbite più esterne dopo la cattura di Saturno in una risonanza orbitale. La migrazione di Giove e Saturno potrebbe spiegare l’attuale “strana” conformazione del Sistema Solare.

Le “stranezze” cosmiche

Ma neanche il modello della grande virata riesce a fugare i dubbi sull’origine e l’evoluzione del nostro Sistema Solare. Non giustifica per esempio la composizione dei pianeti: secondo Stephen Mojzsis del CRiO (Collaborative for Research in Origins), “se Giove è migrato verso l’interno, allora tutto deve essersi mescolato, invece la Terra e Marte hanno composizioni chimiche completamente differenti”.

Per non parlare del fatto che il Sistema Solare è l’unico tra tutti quelli noti a non avere mezze misure: ci sono piccoli pianeti rocciosi e giganti gassosi, ma neanche un corpo celeste di media dimensione, se non si considera l’ipotetico Pianeta 9.

Considerando che questi pianeti “medi” costituiscono da soli oltre la metà di tutti i pianeti conosciuti, è piuttosto strano che non ne esistano nel sistema della stella Sole. L’assenza potrebbe essere ancora spiegata dalla migrazione di Giove, che potrebbe aver “disturbato” la formazione di una super-Terra o di altri pianeti “medi”.

Sembrerebbe sempre più chiaro che la “stranezza” sino ad ora attribuita agli esotici esopianeti individuati nelle profondità dello spazio sia invece da attribuire al nostro Sistema Solare, una “space oddity” di cui non possiamo che cercare tracce in altri sistemi solari.