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SCIENZA

Tre nuovi vulcani sommersi sono stati scoperti in Italia

Nei fondali marini della Sicilia sono stati scoperti tre nuovi vulcani sommersi, tutti di dimensioni eccezionali e da approfondire

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Nuovi vulcani sommersi Fonte foto: 123RF

Nascosti in profondità e per questo ancora più affascinanti. Il mare riserva sempre grandi sorprese e quello siciliano non è da meno. Oltre ad attrarre, come avviene puntualmente ogni estate, tantissimi turisti che non resistono a fare qualche tuffo in queste acque cristalline, è la geologia a farla da padrona con alcuni vulcani sommersi.

Proprio così, sono tre le strutture individuate con certezza dagli esperti nei fondali compresi tra l’area di Mazara del Vallo (in provincia di Trapani) e quella di Sciacca (Agrigento). È una novità di grande portata perché consentirà agli studiosi di approfondire ulteriormente queste particolarità del mare di cui si tende a parlare non molto di frequente.

Le dimensioni dei vulcani sommersi

I vulcani sommersi di cui si sta parlando sono stati scoperti grazie al lavoro congiunto dell’Università di Malta e dall’Istituto nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale di Trieste. Le dimensioni sono a dir poco impressionanti. La larghezza è di almeno sei chilometri, mentre l’altezza rispetto al fondo del mare supera senza problemi i 150 metri. L’elenco va dunque aggiornato, visto che non è la prima volta che l’Istituto triestino è protagonista di un ritrovamento del genere. Già nel 2019, infatti, erano stati intercettati alcuni coni vulcanici, il che suggerisce come ci sia ancora molto lavoro da fare.

In particolare, ci si sta concentrando su diversi fronti del Canale di Sicilia. Sono tutte aree sconosciute da questo punto di vista e la speranza (ma anche l’impressione) è che i vulcani sommersi siano molti di più rispetto a quelli noti. L’analisi delle strutture geologiche in questione potrà tornare utile, inoltre, per ricostruire con maggiore precisione la morfologia di questi fondali. Sarà determinante raccogliere un buon numero di campioni, come avvenuto nel caso dei tre vulcani degli ultimi giorni, nello specifico quello che resta della lava e dei cosiddetti depositi piroclastici (frammenti solidi o semisolidi lanciati nell’atmosfera).

La spedizione che ha scoperto i vulcani sommersi

L’obiettivo è quello di sfruttare i vulcani sommersi dell’isola per avere indicazioni preziose sulla loro età e sulla composizione effettiva del magma. La missione scientifica che ha consentito di raggiungere un traguardo così ragguardevole dal punto di vista geologico è stata resa possibile da una nave di nazionalità tedesca, la Meteor. Il gruppo di ricercatori internazionali è rimasto a bordo dell’imbarcazione per circa tre settimane, dal 16 luglio al 5 agosto e questo periodo è stato proficuo anche da altri punti di vista. La spedizione, infatti, si è rivelata fondamentale per delle novità che hanno reso felici gli archeologi, non solo quelli italiani.

I vulcani sommersi erano in poche parole in buona compagnia: a 110 metri di profondità nel mare era presente il relitto di una grande nave, lunga ben 100 metri e larga 17. I resti di questo mezzo sono stati prontamente segnalati alle autorità marittime che ora dovranno occuparsi dell’eventuale recupero. Il punto esatto è il cosiddetto “Banco Senza Nome” del Canale di Sicilia, tra la Sicilia stessa e l’isola di Linosa. A questo punto non si può che essere fiduciosi, chissà quanti altri tesori le acque di cui si è parlato stanno conservando e attendono soltanto di essere trovati.

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