È ufficiale: in soli 5 anni potremmo causare danni irreversibili al pianeta
Secondo un rapporto dell'Organizzazione Metereologica Mondiale abbiamo il 50% di probabilità di superare il limite dell'1,5°C nei prossimi cinque anni
L’impatto dell’uomo sul pianeta sta diventando sempre più insostenibile, e ce ne accorgiamo ogni giorno di più. Ci eravamo dati un tetto massimo da rispettare: con gli Accordi di Parigi del 2015 il mondo scientifico e quello politico avevano concordato di mantenere l’aumento della temperatura entro l’1,5°C di media, per salvare la Terra.
Ma questo limite potrebbe venire superato molto presto.
Un report preoccupante
Recentemente l’Organizzazione Metereologica Mondiale ha pubblicato un nuovo rapporto, molto preoccupante: abbiamo il 50% di possibilità che il mondo superi la soglia critica di 1,5 gradi Celsius di riscaldamento globale nei prossimi cinque anni. Il rapporto dice che il superamento del limite sarà probabilmente temporaneo, ma i dati che abbiamo a disposizione rivelano che anche un sorpasso momentaneo potrebbe causare danni irreversibili al pianeta – come ha dimostrato un autorevole rapporto sul clima pubblicato a febbraio dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), che dipinge un quadro molto drammatico per il futuro prossimo.
Ma torniamo al report dell’Organizzazione Metereologica Mondiale: più nello specifico, il documento avverte che è quasi certo che i prossimi cinque anni saranno più caldi degli ultimi cinque. Almeno un anno tra il 2022 e il 2026 supererà la soglia di 1,5°C. C’è inoltre il 93% di possibilità che nello stesso periodo assisteremo anche all’anno più caldo mai registrato.
Come dicevamo, tutto è precipitato negli ultimi cinque anni: infatti nel 2015, quando sono stati firmati gli Accordi di Parigi, la probabilità che le temperature superassero anche solo temporaneamente la soglia dei 1,5°C nei cinque anni successivi era vicina allo zero. Quelle probabilità sono aumentate insieme alle emissioni di gas serra.
Cosa succederà al nostro ambiente
“La cifra di 1,5°C non è un numero scelto a caso” spiega il segretario generale dell’Organizzazione Metereologica Mondiale, Petteri Taalas. “È invece un indicatore scientifico del momento in cui gli impatti climatici diventeranno sempre più dannosi per le persone e per l’intero pianeta”.
Le conseguenze di un aumento così intenso e così rapido sarebbero pesanti per l’ecosistema: molte delle barriere coralline del mondo sparirebbero, e il permafrost in alcuni luoghi potrebbe raggiungere un punto critico. Questo ultimo dettaglio è particolarmente significativo: il permafrost è una parte di terreno congelato che si trova sotto l’Artico, e che trattiene la maggior parte delle riserve di anidride carbonica. Quando si scioglie, questa CO2 viene rilasciata, contribuendo al già rampante riscaldamento globale, come un cane che si morde la coda.
Possiamo già osservarne le conseguenze, anche con fatti di cronaca accaduti recentemente: India e Pakistan stanno vivendo un’ondata di caldo mai registrata prima, con temperature che gli scienziati non sono sicuri permettano la sopravvivenza. E poi c’è il problema della siccità, non solo in Africa ma anche in Europa e negli Stati Uniti: il più grande bacino idrico artificiale americano, il lago Mead, ha visto i suoi livelli dell’acqua raggiungere i livelli minimi mai registrati. Lo stesso sta succedendo in California, ma anche vicino a noi, in Portogallo e in Spagna, dove un’intera città è emersa da un bacino prosciugato.
E poi c’è la questione dello scioglimento dei ghiacci, che contribuisce all’aumento dei livelli degli oceani in tutto il mondo – abbiamo prove evidenti anche di questo, e anzi: l’Antartide ha appena battuto un record che non avremmo mai voluto vedere.