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Cosa sappiamo della schiuma tossica che galleggia sul fiume Yamuna a Nuova Delhi

Allarme a Nuova Delhi, dove il fiume sacro Yamuna è ricoperto di schiuma tossica: a rischio i tantissimi fedeli che continuano a immergersi

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È a dir poco devastante la vista sul fiume Yamuna a Nuova Delhi. Quello che in alcuni scatti può sembrare ghiaccio, non è altro che un insieme di residui di schiuma tossica. Una scena da film postapocalittico, che è divenuta triste realtà per alcune parti del mondo alle quali non ci fa comodo pensare. Abbiamo già assistito a scene devastanti, come i fiumi di plastica, e tutto ciò rappresenta un’anteprima di quello che diventerà la Terra, proseguendo su questa strada.

Allarme a Nuova Delhi

La battaglia contro l’inquinamento a Nuova Delhi sembra persa in partenza, ma in nessun caso è possibile arrendersi. Basti pensare che situazioni come quella accennata, si realizzano mentre si tenta di arginare il fenomeno, seppur in maniera davvero minima. Brividi al pensiero di cosa potrebbe accadere dinanzi a un totale addio a tentativi di risollevare le sorti della città e del Paese.

Nuova Delhi sta sopportando, ad oggi, una nuova cappa di smog. Si tratta di una fase che torna a ripetersi, anno dopo anno, nei mesi invernali. Gli inquinanti provenienti da industrie di vario genere, veicoli cittadini e agricoltori che liberamente danno alle fiamme i propri rifiuti di produzione, restano intrappolati nell’area urbana a causa della diminuzione della velocità del vento e dell’aria di raffreddamento.

Trascorrono gli anni, ma l’allarme resta elevatissimo e lo evidenzia la condizione in cui versa il fiume Yamuna, che attraversa la città. In superficie galleggia una schiuma tossica terrificante. Altrettanto allarmante la reazione di numerosi devoti indù, che hanno celebrato i propri rituali in maniera incurante. Nel corso della festa religiosa di Chhath Pua, dedicata al dio del sole Lord Surya, si sono infatti cimentati in un tuffo nel fiume, nonostante l’evidente ed estrema pericolosità dello stesso.

Ciò perché lo Yamuna è un affluente del celebre e sacro fiume Gange. Per tale motivo risulta allo stesso modo venerato. Ogni anno in tantissimi si riuniscono sulle sue rive per questa celebrazione. Stavolta, però, pregare dovrebbe essere tutto ciò cui i locali farebbero bene a limitarsi.

Le origini della schiuma tossica

Una situazione che, com’è evidente dalle foto, risulta del tutto fuori controllo. Ad oggi le autorità parlano di “schiuma non letale per natura“. Non deve però necessariamente essere classificata come mortale per condurre a gravi conseguenze. Da considerare inoltre quelle che sono le possibili patologie preesistenti dei soggetti che si sono immersi in queste acque contaminate. Dal governo evidenziano, però, come vi sia chiaramente la possibilità di ammalarsi.

La schiuma contiene infatti livelli molto elevati di ammoniaca e fosfati. Tutto ciò può generare problematiche respiratorie e cutanee. Viene però da chiedersi, ovviamente, da dove provenga tutta questa devastazione. Al di là della generale problematica inquinamento in India, il caso specifico è da ricollegare ai fanghi e ai rifiuti non trattati. Ecco quanto riportato da un ex consigliere del governo di Delhi. L’ente idrico cittadino ha tentato di tenere a bada la situazione, ma con metodi tutt’altro che risolutivi. Una toppa e poco altro, spruzzando una sostanza chimica per uso alimentare, sperando di riuscire a contenere il disastro, poi puntualmente verificatosi.

Non è la prima volta, affatto, che la città è costretta a fronteggiare situazioni di questo tipo. L’ultima ondata allarmante ha portato pericolosi livelli di inquinamento, che hanno fatto ammalare molti degli oltre 20 milioni di residenti di Nuova Delhi. Ciò ha costretto l’amministrazione alla chiusura di scuole e molti uffici. Oggi si parla del fiume Yamuna a causa di queste foto devastanti, ma la realtà è più allarmante. Per decenni, infatti, l’area è stata oggetto di scarico di sostanze chimiche non trattate e liquami. Ciò spiega perchè in molti punti risulti fangoso e molto scuro, se non bastassero i tantissimi rifiuti in plastica sulle sponde per capirlo.

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