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SCIENZA

Il furetto clonato da un esemplare morto ha compiuto un anno

Una tecnologia che potrebbe salvare una specie a rischio estinzione e geneticamente fragile: ha compiuto un anno il furetto clonato da un esemplare morto

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Il furetto clonato da un esemplare morto ha compiuto un anno Fonte foto: iStock

C’era un tempo in cui pensando ai cloni ci sarebbe venuto in mente solo Star Wars, un futuro distopico in cui copie uguali di un solo soldato sono programmate per distruggere.

Ma in realtà, dalla pecora Dolly in avanti, la clonazione è stata usata più volte in campo scientifico, nella vita vera. Come è successo per questo furetto dai piedi neri, una specie a rischio estinzione. Negli Stati Uniti esistono riserve dove possono essere reintrodotti gradualmente nell’habitat naturale – e da cui ogni tanto scappano. Ma c’è stato anche un progetto per clonare la specie.

Un progetto che ha avuto successo, visto che il clone del primo esemplare ha appena compiuto un anno.

Una specie a rischio estinzione

Questa specie di furetto è tipica delle grandi praterie nordamericane, e un tempo le popolava in grandi quantità. Ma la loro storia ha preso una svolta  imprevista già a metà degli anni Settanta, quando hanno iniziato a scomparire fino a essere quasi dichiarati estinti.

Nel 1981 è stata fortunosamente trovata una colonia di furetto dai piedi neri: sette esemplari, che sono stati salvati dagli scienziati e fatti riprodurre, per salvare la specie. Dai quei sette “patriarchi” ora esistono circa 10mila esemplari. Non un numero altissimo, soprattutto considerando che sono molto pochi quelli che vivono allo stato selvatico.

Ma è proprio il fatto di essere tutti discendenti da un unico “ramo familiare” a rendere difficile la sopravvivenza del furetto dai piedi neri. La consanguineità rende scarsa la varietà genetica, e questo spiega le nascite con deformità e probabilità più alte di ammalarsi di malattie molto gravi.

Clonare un animale per salvare la specie

Per questo si è pensato di ricorrere alla clonazione, per cercare di salvare una specie a rischio estinzione e che ha scritti nei geni il proprio alto tasso di mortalità.

L’esemplare che è stato clonato era morto trentacinque anni fa. Dalle cellule di quell’esemplare, i ricercatori dell’organizzazione no profit americana Revive & Restore hanno clonato un nuovo furetto dai piedi neri, che si chiama Elizabeth Ann e che ha appena compiuto un anno.

Ma lo studio degli scienziati non si ferma qui, perché non basta clonare un esemplare e poi sperare che vada tutto bene. La speranza è che Elizabeth Ann possa riprodursi, e che non ci sia bisogno di ricorrere costantemente alla clonazione.

La ricerca è pubblicata sulla rivista scientifica Science: i ricercatori di Revive & Restore cercheranno di far accoppiare il clone con i pochi individui selvatici ancora rimasti, per rinforzare il loro patrimonio genetico.

Essendo una specie in via di estinzione, i ricercatori hanno dovuto chiedere e ottenere tutte le autorizzazioni necessarie per procedere con l’accoppiamento. I nuovi cuccioli potrebbero dare una spinta importante per la salvaguardia di questa specie così fragile.

Anche se il successo di questo esperimento non è garantito, la tecnica non è fine a se stessa, o alla sopravvivenza del furetto dai piedi neri. Potrebbe essere infatti applicata ad altre specie in via di estinzione che sopravvivono grazie a gruppi nati da pochi esemplari, e quindi con un patrimonio genetico povero.

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