L'Europa torna all'attacco di Pornhub: cosa (non) ha fatto
Pornhub, Stripchat e XVideos, di nuovo nel mirino del Digital Services Act Europeo. Cosa devono fare i siti porno per adattarsi al nuovo sistema di leggi dell’UE
Già qualche mese fa, tre dei maggiori siti porno sul web Pornhub, Stripchat e XVideos erano finiti nel mirino del nuovo Digital Services Act dell’Unione Europea, che li ha identificati come Very Large Online Platform.
A fronte di questo, l’UE ha dato tempo a queste piattaforme per mettersi in regola con il DSA, chiedendo loro di ripensare i propri sistemi per garantire la privacy degli utenti maggiorenni, la sicurezza dei minori (che non devono poter accedere a questi siti) e di interrompere sia le pubblicità basate sulla profilazione di dati sensibili (come l’orientamento sessuale, ad esempio, o l’etnia) e sia quelle indirizzate ai più giovani.
L’altra richiesta fondamentale riguarda le modalità di controllo dell’età anagrafica degli utenti che accedono a questi siti, processo senza il quale ogni forma di tutela dei minori è impossibile.
Infine tra le altre misure, anche quelle per ridurre il rischio di diffusione di contenuti illegali, come materiale pedopornografico e materiali che violano i diritti fondamentali degli utenti, come la diffusione di immagini non consensuali o i video porno deepfake.
Ora, a distanza di diversi mesi, la situazione non sembra essere cambiata molto e l’UE minaccia sanzioni severe per queste piattaforme.
Pornografia e DSA, come cambiano i siti porno
Nella nota ufficiale della Commissione Europea si legge: “La Commissione chiede alle aziende di fornire informazioni più dettagliate sulle misure adottate per valutare diligentemente e mitigare i rischi legati alla protezione dei minori online, nonché per prevenire l’amplificazione dei contenuti illegali e della violenza di genere“.
Pornhub, Stripchat e XVideos, quindi, hanno tempo fino al prossimo 4 luglio per rispondere alle richieste dell’UE e adattare le loro modalità operative al DSA. Se così non sarà le varie autorità nazionali possono passare direttamente ai fatti, con multe estremamente salate che possono arrivare fino al 6% dei profitti annuali.
Chiaramente, trattandosi di piattaforme con milioni di utenti (si stima che ciascuno di questi tre siti possa arrivare a oltre 45 milioni di utenti attivi al mese, la soglia che fa scattare l’inserimento tra le Very Large Online Platform) è evidente che queste sanzioni potrebbero essere piuttosto importanti.
La risposta dei siti porno
Manca ancora qualche settimana prima dello scadere di questo ultimatum ma è praticamente certo che queste piattaforme dovranno apportare delle modifiche significative al loro funzionamento, soprattutto se vorranno continuare ad operare nel mercato europeo.
Intanto, nel mondo le cose iniziano a muoversi e, solo pochi mesi fa, Francia, Germania, Gran Bretagna e alcuni paesi degli Stati Uniti hanno approvato delle leggi che impongono ai siti porno misure più efficienti per verificare l’età degli utenti.
Tra le opzioni al vaglio ci sono, ad esempio, il controllo delle carte di credito o dei documenti d’identità, oppure la scansione del volto. Chiaramente non sono mancate le polemiche e questa situazione ha già sollevato molte preoccupazioni sulla privacy e sulla discriminazione, soprattutto perché si fa riferimento a un argomento decisamente sensibile e chi visita siti del genere, di sicuro, non vuole essere identificato come un consumatore abituale di pornografia.