Mediaset ha battuto Cloudflare: è concorso in pezzotto
Un'azienda di servizi che aiuta una piattaforma di streaming illegale è colpevole del reato di concorso in attività illecita di diffusione di programmi audiovisivi
Le aziende che prestano servizi tecnologici alle piattaforme di streaming pirata possono essere condannate da un tribunale ordinario. Lo dimostra la recente sentenza del tribunale di Roma contro Cloudflare, tra i leader mondiali nella fornitura di CDN, DNS, VPN (tramite il servizio Warp), server failover.
A denunciare Cloudflare è stata RTI, azienda del Gruppo Mediaset, che ha portato in tribunale il colosso americano accusandola di aiutare, fornendo i suoi servizi, il sito web GuardaSerie.
Che cos’è GuardaSerie
GuardaSerie è un sito web, tuttora attivo, dal quale è possibile guardare in streaming una lista pressoché infinita di serie TV, film e persino programmi televisivi come Amici di Maria de Filippi o Il Grande Fratello dei quali, però, chi gestisce il sito non detiene i diritti.
Collegandosi al sito, e registrandosi, si ha la possibilità di vedere gratis i contenuti che si vogliono guardando un bel po’ di pubblicità. Il modello di business è chiaro: il sito offre i contenuti gratis e ci guadagna con banner e spot.
Sul fatto che questo sito operi in maniera illegale ci sono ben pochi dubbi: già nel 2018, infatti, è stato chiuso dalla Guardia di Finanza, proprio con l’accusa di trasmettere illegalmente materiale pirata.
Già all’epoca, però, GuardaSerie tornò in fretta online grazie ad un nuovo dominio, che cambiò successivamente più volte per sfuggire ad ulteriori provvedimenti. Il gioco è sempre lo stesso: un sito “esempio.it” viene bloccato e, subito dopo, rinasce come “esempio.net“, poi come “esempio.tv” e così all’infinito.
Anche perché ci sono aziende, come Cloudflare, che di mestiere offrono proprio la possibilità di passare da un “punto it” ad un “punto tv” in pochi minuti, con una manciata di clic su una console di comando (o, addirittura, in modo automatico).
Cloudflare è complice?
E’ chiaro che siti come GuardaSerie traggono enormi benefici, anche economici, dalla possibilità di utilizzare una vasta gamma di servizi di Cloudflare e altre aziende simili. Ma è altrettanto chiaro che Cloudflare offre gli stessi servizi a milioni di siti nel mondo, che sono per la stragrande maggioranza assolutamente legali.
La discriminante tra il bene e il male, quindi, non è il servizio offerto da Cloudflare, bensì lo scopo per il quale viene utilizzato: se questi servizi vengono usati per tenere in piedi un centralino di emergenza anche in caso di attacco hacker, infatti, non c’è nessun problema o reato, ma se vengono usati per resuscitare un sito pirata due minuti dopo che la Guardia di Finanza lo ha oscurato, invece, le cose sono molto diverse.
Ma questo ragionamento prevede che Cloudflare controlli il traffico web che gestisce per conto dei suoi clienti, facendo un po’ da poliziotto del web. Tutte le grandi aziende di servizi web si sono sempre rifiutate di svolgere questo compito.
Cloudflare condannata
Il Tribunale Ordinario di Roma la pensa evidentemente in modo diverso rispetto a Cloudflare, tanto è vero che l’ha condannata per “concorso in attività illecita di diffusione di programmi audiovisivi“. In pratica per “concorso in pezzotto“. Una nota stampa di Mediaset spiega il perché di questa condanna:
Grazie ai servizi forniti da Cloudflare, il sito GuardaSerie ha potuto cambiare nel tempo decine di estensioni del nome a dominio per aggirare controlli e sanzioni AGCom, impedendo l’identificazione dei portali e dei luoghi in cui operano i server pirata. Ha inoltre collaborato attivamente alla realizzazione di un catalogo indicizzato di prodotti audiovisivi piratati per favorirne il download o lo streaming.
Cloudflare deve interrompere i rapporti con il suo cliente GuardaSerie. Se non lo farà, infatti, dovrà pagare 1.000 euro di penale per ogni giorno di ritardo. Questa sentenza sarà certamente un precedente importante nella lotta contro la pirateria informatica.