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SCIENZA

I "buchi" sulla Luna hanno un'origine precisa: la missione per far luce sul mistero

Si chiamano Gruithuisen Domes e sono delle cupole misteriose, che, per via del materiale, somigliano a dei vulcani. Ma c'è ancora tanto da scoprire

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Buchi lunari, sono vulcani? La missione della NASA Fonte foto: 123rf

Tutti abbiamo, più volte nella vita, tenuto gli occhi fissi sulla Luna, satellite lucente che illumina le nostre notti. C’è però chi ha fatto della sua osservazione non un diletto ma un vero e proprio lavoro: astronomi, geologi, fisici, matematici e altri scienziati altamente qualificati sono sempre molto attenti al suo aspetto. Ciò, ovviamente, ha portato tantissimi esperti a chiedersi cosa siano in particolare quei buchi sulla Luna che riusciamo anche a vedere a occhio nudo.

La risposta, in verità, non è soltanto una: i crateri lunari sono tantissimi (solo sulla faccia visibile del Satellite ce ne sono oltre 300.000) e difficilmente cambiano forma o aspetto, perché non esistono (a differenza della Terra) degli eventi atmosferici che possano scalfire le rocce o spostare pulviscolo/polveri per modificarne l’aspetto.

Per lo più, i buchi sulla Luna sono classificati come crateri da impatto, ovvero cavità dovute all’impatto con meteoriti/asteroidi/corpi estranei provenienti dal cielo. Da qualche anno, però, gli scienziati stanno indagando sulle diverse origini dei vari buchi e si sono imbattuti in un mistero: quello delle Gruithuisen Domes, dei buchi in rilievo (delle cupole) che sembrano essere formate da un magma ricco di silice. In sostanza,  sarebbero dei vulcani.

Le Gruithuisen Domes, i vulcani lunari

Analizzando diversi campioni lunari, gli scienziati hanno iniziato a scoprire molto di più sul satellite: dalla presenza d’acqua al fatto che è possibile coltivare qualcosa sul suo suolo, passando per la presenza di carburante, ogni ricerca ha aperto scenari sempre più accattivanti sulla sua storia e sulla sua evoluzione e ha gettato le basi per una possibile colonizzazione umana.

Non sono però mancati gli enigmi e uno di questi sta proprio nelle Gruithuisen Domes. Dopo le molteplici osservazioni del LRO (Lunar Reconnaissance Orbiter) è stato infatti confermato che le cupole sono diverse rispetto al terreno che le circonda. Proprio questo terreno, infatti, sembrerebbe ricoperto da quelle che potrebbero essere delle colate di lava basaltica (ovvero un tipo di lava liquida e sottile), mentre le cupole sembrerebbero invece formate da eruzioni siliciche, provenienti dall’interno del terreno e non dall’esterno.

Per la NASA, però, il vero mistero riguarda come il magma silicico che distingue queste cupole potrebbe essersi formato. Sulla Terra, per intenderci, questo tipo di magma si forma grazie all’acqua e a un modello di dinamica (la tettonica a placche) che si basa sul fatto che il mantello del pianeta fosse in origine coperto proprio da magma, solidificatosi solo quando la roccia fluida si è raffreddata per via dell’assenza di sorgenti di calore insufficienti a mantenere le condizioni precedenti. E sulla Luna?

La missione Artemis per esplorare i vulcani lunari

Si dovrebbe dunque dare per buono che anche la Luna fosse, in origine, coperta da magma? E cosa potrebbe significare tutto questo? Per cercare di saperne di più, la NASA ha compreso l’esplorazione delle Gruithuisen Domes tra gli obiettivi principali di Artemis, missione d’esplorazione lunare che partirà tra il 2025 e il 2026, che mira a stabilire se ci sono le basi per i viaggi e la colonizzazione umana sulla Luna.

Grazie a una suite di strumenti specifici, la missione Artemis dovrebbe garantire anche la raccolta di tutti i materiali necessari a stabilire le origini dei vulcani lunari. E a saperne di più, ovviamente, sui buchi sulla luna.