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SCIENZA

Le ombre della Luna ci stanno "guidando": la scoperta

Ebbene sì, le ombre della Luna ci aiutano a conoscerla meglio: il modo in cui vengono proiettate, infatti, rivela i dettagli dell'aspro paesaggio lunare e consentendo alla NASA di creare modelli 3D sempre più accurati

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Grazie alle ombre della luna ora sappiamo molto di più su di lei: ecco perché Fonte foto: iStock

Guardare la Luna, sognare la Luna: il nostro satellite ha un che di poetico e irraggiungibile. Eppure, i suoi misteri stanno, mano a mano, venendo svelati, permettendo mappature sempre più accurate che fanno sì che la sua immagine si consolidi sempre anche nella mente di chi non calpesterà mai il suo suolo.

C’è però qualcosa che non molti sanno. La Luna è fatta di luci e ombre (un po’ come ognuno di noi esseri umani, ma non metaforicamente) e pare che proprio queste ultime siano decisive per aiutare la comunità scientifica ad avere un’idea concreta dei suoi paesaggi, anche di quelli più nascosti.

La Luna, i paesaggi e le loro ombre

In realtà l’uso delle ombre lunari non è una novità. Da oltre cinquant’anni gli scienziati le sfruttano per rilevare la topografia della superficie lunare, come i cambiamenti di elevazione all’interno dei crateri o la pendenza dei pendii. Tuttavia, adesso sono ancor più importanti perché i ricercatori hanno trovato un metodo basato proprio sulle “macchie scure” della Luna per creare mappe 3D dettagliatissime.

A sviluppare questo metodo è stata la NASA, in collaborazione con il Niels Bohr Institute dell’Università di Copenaghen. I due istituti hanno chiamato a raccolta degli esperti (in primis la dottoressa Iris Fernandes, a capo del progetto) con uno scopo molto ambizioso: in vista della missione Artemis I, che riporterà l’uomo sulla Luna, l’obiettivo è quello di trovare un’area di atterraggio maggiormente sicura e fornire agli astronauti tutte le indicazioni sul suolo su cui si muoveranno.

Le ombre e le rivelazioni sui luoghi d’atterraggio

Per la NASA non è facile selezionare un sito di atterraggio sicuro, non tanto perché la Luna sia inospitale, quanto perché il punto di approdo dovrà soddisfare una serie di requisiti: essere sicuro, essere riparato dai venti e dalle tempeste e, soprattutto, essere potenzialmente connesso grazie a rotte navigabili e precedentemente studiate verso i tanto cercati potenziali depositi d’acqua.

«È naturale per i nostri occhi desumere e figurarsi le forme degli oggetti basandosi sulle loro ombre – ha detto la dottoressa Fernandes – e ciò che facciamo è proprio questo: usiamo più immagini in ombra di un’area e calcoliamo i dati sull’angolo di ingresso della luce in ciascuna immagine satellitare. Poi estraiamo i dati di elevazione e costruiamo un modello 3D di ciò che proietta le ombre».

Dunque, secondo questo nuovo metodo, le immagini con ombre lunari scattate in momenti differenti, quando la luce solare colpisce il terreno con angolazioni diverse, possono essere utilizzate per determinare le inclinazioni dei crateri, la loro profondità, la ripidità di alcuni pendii e via dicendo. Si tratta della prima volta in cui un team di scienziati produce un modello topografico della Luna usando questo metodo, che sembra essere anche più veloce rispetto a quelli già esistenti.

Le ombre sulla Luna e la missione Artemis

Il team guidato dalla dottoressa Fernandes ha testato questo nuovo approccio analizzando un’area chiamata Mare Ingenii, una regione piuttosto in ombra della Luna. I ricercatori hanno rilevato tutti i dati relativi agli angoli della luce solare usando il Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO) della NASA, per poi combinarli a quelli forniti dall’altimetro laser dello stesso strumento e abbinarli a fotografie in ombra scattate con un alto grado di precisione.

Il risultato è stato incredibile: diventavano identificabili crateri con diametri fino a tre metri e venivano alla luce informazioni dettagliatissime. Le mappe che si possono ricavare, di conseguenza, dovrebbero essere precisissime e saranno utili a chi, nel 2025, andrà sulla Luna. Gli astronauti che arriveranno sul satellite indagheranno le aree all’interno di profondi crateri dove il Sole riesce ad arrivare solo superficialmente (o addirittura a non arrivare).

In queste regioni le temperature gelide potrebbero essere persistite abbastanza a lungo da aver intrappolato l’acqua, congelata sotto la superficie. Tale ghiaccio potrebbe essere potenzialmente utilizzato come acqua potabile e come fonte di carburante, aiutando i futuri esploratori a trascorrere periodi più lunghi sulla superficie lunare. E le nuove mappe potrebbero essere un modo per esplorarle in totale sicurezza.