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Le Regioni ad alta probabilità di terremoto in Italia, la mappa delle zone rosse e arancioni

Il rischio sisma in Italia è molto diffuso ed ecco le zone maggiormente a rischio e il problema edifici

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L’Italia è un paese ad alto rischio sismico. Ciò non rappresenta una novità. Basti pensare alle recenti stime, che evidenziano come 21,5 milioni di italiani convivano con il gravoso pericolo terremoto. Di questo totale, circa 3 milioni abitano in zone di massimo rischio. Per quanto si sia ben consapevoli di questo allarme, più della metà dell’intera popolazione nazionale abita in edifici che non sono stati costruiti secondo le norme antisismiche.

Classificazione sismica in Italia

L’Italia convive con l’allarme sisma. Detto ciò, come avviene la classificazione dei territori a rischio terremoti? Tutto si basa sull’analisi storica dei sismi verificatisi in passato. Si procede così a suddividere il territorio nazionale sulla base delle probabilità derivanti da tale verifica.

La struttura creata è fondamentale per applicare delle norme specifiche, soprattutto in relazione alla costruzione di nuovi edifici. La scala di classificazione prevede quattro zone, numerate da 1 a 4. Per quanto si possa pensare il contrario, la numero 1 è quella con maggior rischio e la numero 4 con minore.

Tutto ruota intorno al PGA, ovvero Peak Ground Acceleration. L’espressione rappresenta il picco di accelerazione del suolo nel corso di un evento sismico. In termini generali, l’area Nord-Est è ad alto rischio. Ciò a causa della vicinanza delle due placche della crosta terrestre che si urtano. Troviamo principalmente Friuli Venezia Giulia, Cansiglio e Udine tra le zone più colpite.

Nel caso dell’appennino centro meridionale, invece, occorre fare i conti con una placca adriatica, che spinge soprattutto verso Est, in direzione dei Balcani, fino a spingersi verso Nord.

Zone a rischio sisma

Abbiamo fatto cenno alla classificazione in quattro zone, da 1 a 4. Ecco, dunque, le Regioni principalmente esposte a rischio terremoti:

  • Zona 4 – Sardegna, Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta;
  • Zona 3 – Lombardia, Toscana, Liguria e Piemonte;
  • Zona 2 – Emilia Romagna, Lazio, Marche, Puglia e Basilicata;
  • Zona 1 – Friuli Venezia Giulia, Veneto, Abruzzo, Umbria, Molise, Campania, Calabria e Sicilia.

Edifici in Italia

Al netto del fatto che il rischio sisma sia particolarmente concreto e gravoso in Italia, la maggior parte degli edifici non rispetta le norme antisismiche. Viviamo in case molto datate, questo è vero, ma occorre tener conto anche di abitazioni realizzate da privati, in seguito condonate.

Generalmente parlando, abbiamo sul nostro territorio due tipi di edifici: in muratura e a telaio. Nel secondo caso parliamo di strutture con uno “scheletro” in cemento armato, più moderne. Neanche a dirlo, l’allarme riguarda le costruzioni in muratura.

Si tratta di edifici storici, in generale realizzati prima del 1945. In totale si sfiorano i 7 milioni tra le varie Regioni. Abitazioni e non solo che necessiterebbero di interventi di adeguamento sismico urgenti. In questo clima economico, come si può rinunciare alla casa di famiglia, per chi ha la possibilità di approfittare di vecchie proprietà dei genitori? Gli edifici in telaio, però, hanno una resistenza nettamente migliore ai terremoti. Ciò diventa di cruciale importanza nelle zone 1 e 2 indicate in precedenza.

Detto ciò, non tutte le strutture a telaio in Italia sono ottime, anzi. Soltanto una porzione infatti è stata progettata dopo il 1974, quando è stata introdotta la prima norma sismica italiana. Qui si genera un incredibile paradosso, dal momento che la nostra normativa a tema è tra le più moderne ed efficaci al mondo. Si attua però su un patrimonio edilizio tanto variegato da far fatica a proteggerlo.

 

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