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SCIENZA

Resti umani e mani mozzate: il ritrovamento in Egitto rivela dettagli sconosciuti

Alcune mani mozzate sono emerse dal terreno: per la prima volta, gli esperti hanno potuto analizzare le prove di una macabra pratica rituale dell'antico Egitto.

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Ci sono scoperte che lasciano tutti a bocca aperta, altre che invece sono decisamente macabre: è proprio una di queste ultime ad aver sorpreso gli archeologi. In Egitto sono infatti riemerse delle mani mozzate all’altezza del polso, accuratamente sistemate in una particolare posizione e poi sepolte sotto terra. Oggi, per la prima volta, gli esperti possono analizzare quelle che sembrano le prove di un antico rituale inquietante.

In Egitto sono state trovate delle mani mozzate

Non solo mummie: in Egitto sono sepolti altri resti umani, e il motivo è inquietante. Ma facciamo un passo indietro. Nel 2011, il sito archeologico di Tell el-Dab’a è stato oggetto di alcuni scavi che hanno portato alla luce dei reperti macabri. Qui un tempo sorgeva l’antica città di Avaris, che per un breve periodo è persino stata la capitale della civiltà egizia. Sul suo territorio sono state trovate le rovine di tre palazzi reali e le tombe di molti giovani uomini, probabilmente soldati accampati all’interno delle mura della città-fortezza, a sua protezione.

Durante la missione archeologica di oltre un decennio fa, i ricercatori hanno analizzato da vicino alcune fosse situate al di fuori dei resti di uno dei palazzi. E si sono imbattuti in ben 12 mani mozzate ormai scheletriche, accuratamente staccate dall’avambraccio e posizionate nel terreno con le dita larghe, leggermente piegate verso il palmo. La scoperta è delle più bizzarre, e ha subito messo in moto la curiosità degli archeologi. Due sono le ipotesi principali che potrebbero spiegare la presenza di questi macabri resti, entrambe legate a rituali antichi.

La prima vede le mani usate come trofei da depositare sul campo di battaglia: i guerrieri egiziani le strappavano dai corpi dei loro nemici uccisi, per poi consegnarle al faraone e venire ricompensati con collane e ciondoli d’oro. Di questa pratica rituale si è trovata traccia in testi egizi e incisioni murali, ma mai prima se ne erano individuate delle prove fisiche. La teoria alternativa ipotizza che le mani venissero recise come punizione brutale per alcuni particolari criminali. Questa spiegazione però non è supportata da documenti scritti o pittorici.

Che cosa rivela l’analisi delle mani mozzate

Di recente, le mani mozzate ritrovate a Tell el-Dab’a sono state sottoposte ad analisi approfondite da parte del team del German Archaeological Institute, guidato da Julia Gresky. Il risultato di tali indagini è stato pubblicato in un articolo apparso su Scientific Reports. Innanzitutto, i ricercatori hanno scoperto che le mani, risalenti probabilmente al 1.500 a.C., appartengono a 11 uomini e a 1 donna. Non è chiaro se siano state recise mentre le vittime erano ancora in vita o se erano già morte. Tuttavia, l’accuratezza del taglio fa presumere che fosse già intervenuto il rigor mortis: sarebbe stato altrimenti difficilissimo non lasciare segni sulle ossa.

Questo dettaglio ha inoltre convinto gli esperti che la pratica di mozzare le mani fosse un rituale di guerra e non una punizione per crimini violenti: avrebbe infatti richiesto una grande preparazione, per quello che appare quasi come un lavoro di precisione chirurgica. “Si sono davvero presi cura delle mani e le hanno posizionate bene” – ha affermato la dottoressa Gresky. Situate di fronte al palazzo reale, probabilmente erano visibili dalla sala del trono: il faraone avrebbe dunque apprezzato osservarle, supportando così l’idea di un trofeo di battaglia.

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