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Perché gli squali attaccano gli uomini con la luna piena

Secondo una ricerca scientifica americana, alla base dell'aggressività degli squali contro l'uomo ci sarebbe anche la luna piena

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Gli squali attaccano gli uomini con la luna piena Fonte foto: IPA

Come canticchiava Mina tanti anni fa, quando c’è la luna piena si “rischia” di avere la pelle candida come non mai. Che cosa succede invece agli squali quando il nostro satellite è ben visibile e splendente in cielo? Non è una domanda azzardata, ma il dubbio più che lecito dopo che si è letto quanto approfondito dalla Louisiana State University.

L’ateneo americano ha pubblicato uno studio molto particolare sulla rivista scientifica Frontiers in Marine Science, una ricerca che riassume l’ultimo mezzo secolo di attacchi da parte di questi pesci. Si è sempre detto che la luna piena influenza i comportamenti dell’uomo e non solo, nonostante la convinzione assoluta su questo legame non esista.

In base allo studio, gli squali sarebbero propensi ad attaccare l’essere umano con maggiore frequenza proprio con la luna piena che brilla in cielo. La correlazione ha una spiegazione ben precisa. Come si sarebbe tentati di pensare, la ragione potrebbe essere quella della luce più intensa nelle ore notturne, ma non si tratta di questo.

In realtà, gli squali hanno l’abitudine di entrare in azione con i loro denti aguzzi e temuti soprattutto di giorno. I ritmi lunari avrebbero un’influenza non indifferente sulla vita marina, nello specifico gli schemi dell’alimentazione sono legati al satellite della Terra e a suoi ritmi.

Un legame ancora misterioso

La frequenza di attacchi con la luna piena è un dato di fatto, anche se non esiste una motivazione più valida dell’altra per spiegare tutto questo. In poche parole, non esistono ancora delle prove concrete in tal senso, ma è provata la maggiore sensibilità degli squali a seconda del comportamento della luna.

Vale la pena ricordare, comunque, che gli attacchi notturni di queste specie non sono poi così numerosi come si potrebbe immaginare. Anzi, il numero è inferiore rispetto all’immaginario collettivo. Tra l’altro, non è un mistero la ragione prevalente per cui questi pesci ce l’abbiano con l’uomo.

L’importanza degli schemi alimentari

Non è un’antipatia a pelle, bensì un vero e proprio scambio di persona. Sembra, infatti, che gli squali si confondano spesso e che la silhouette dell’uomo in mare venga spesso confusa con altre forme di vita. In particolare, gli esemplari più giovani scambiano l’essere umano per un cucciolo di foca o di leone marino, entrambi prede molto ambite per la catena alimentare.

Paesi come gli Stati Uniti e l’Australia sono fin troppo abituati a situazioni del genere, come emerge dalle notizie di cronaca che vengono proprio da queste parti del mondo. Nella nazione oceaniana sembrano aver trovato la “soluzione” al problema dopo averci provato in tutti i modi, sfruttando persino la tecnologia.

In realtà si è capito che gli attacchi degli squali fanno meno paura se vengono chiamati in un altro modo. Nell’ultimo triennio sono aumentati in maniera evidente, con il primo caso testimoniato che risale addirittura alla fine del ‘700. Nel corso di un convegno scientifico si è preferito parlare di questi episodi come di semplici “morsi” oppure “incontri negativi”.

Le prossime statistiche, quindi, verranno stilate prendendo in considerazione la nomenclatura nuova di zecca, in modo da azzerare gli attacchi veri e propri e di creare meno timore tra le persone. Se poi si dovessero evitare le notti di luna piena, sarebbe ancora meglio.

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