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Vampiri elettronici: i dispositivi che "risucchiano" energia

Alcuni dispositivi consumano elettricità anche spenti o in stand-by: questi consumi sono costosi, ma soprattutto hanno un impatto ambientale molto pesante

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Vampiri elettronici: i dispositivi che "risucchiano" energia Fonte foto: 123RF

Le bollette si alzano, i costi dell’energia salgono, e spesso ci sembra che nonostante tutti gli accorgimenti che prendiamo le cene a lume di candela spacciate per momenti dall’atmosfera romantica, la spesa sia sempre alta.

Certo, ci sono dietro ragioni molto grandi legate alla geopolitica e al commercio internazionale, ma non solo. Esistono infatti dei dispositivi elettronici che “succhiano” energia anche quando non dovrebbero: un po’ come farebbero dei vampiri.

Cos’è l’energia vampira

L’energia vampira, detta anche energia di standby o a carico fantasma, è l’energia che alcuni dispositivi elettronici ed elettrici consumano anche dopo essere stati messi in modalità standby o dopo essere stati spenti.

La rivista Wired spiega che i dispositivi senza orologi e cruscotti, come le lampade e i tostapane, non consumano energia vampira. Ma molti prodotti “intelligenti” sì; per questi dispositivi, il consumo di energia deriva principalmente dagli adattatori che convertono la corrente alternata in corrente continua e dai circuiti che continuano a essere alimentati anche quando il dispositivo ci sembra spento. Quindi sì, scollegare i cavi e i fili dalle prese quando non li si usa potrebbe effettivamente ridurre i consumi elettrici.

Ci sono anche tantissimi elettrodomestici con termostati interni che lavorano 24 ore su 24 per mantenere temperature specifiche. Un esempio sono i refrigeratori d’acqua, che in alcuni Paesi sono un must necessario: come negli Stati Uniti, dove il loro mercato ha raggiunto il miliardo di dollari. E pensare che basterebbe sostituirli con un cubetto di ghiaccio nel bicchiere, che non impiega tutta l’energia che usano i refrigeratori.

Il consumo energetico dei vampiri elettronici può rappresentare fino al 40% del totale di un edificio e della sua bolletta. Gli studi del Natural Resources Defense Council negli Stati Uniti hanno rilevato che ogni anno vengono sprecati più di 100 miliardi di kilowattora a causa dell’energia di questi dispositivi.

I danni ambientali dei vampiri elettronici

L’impulso elettrico non compare nelle nostre case per magia: per produrlo spesso serve la combustione di idrocarburi come petrolio, gas e carbone, che rilasciano quantità significative di anidride carbonica. Secondo uno studio condotto da Earthday, 100 miliardi di chilowattora di energia vampiresca producono quasi 80 milioni di tonnellate di anidride carbonica, l’equivalente delle emissioni annuali di carbonio di circa 15 milioni di automobili.

E come spesso succede in questi casi, non è il consumo domestico a influire: certo ha un peso, ma non enorme come quello del consumo industriale. Basti anche solo pensare ai distributori di merendine o alle fotocopiatrici, per non parlare di tutti gli enormi macchinari. Oggetti che vengono usati qualche ora, non tutti i giorni, ma che consumano energia 24 ore su 24, 7 giorni alla settimana. Per non parlare di quanta energia consumano, per esempio, i bitcoin: la stessa quantità di un’intera nazione.

Secondo gli esperti, il 21% dell’elettricità consumata dagli edifici è uno spreco. Un modo per risolvere questo problema sta in come vengono costruiti e pensati: ancora secondo Wired, basterebbe immaginare dei macchinari che riescano a funzionare anche con bassi consumi energetici, e che non abbiano bisogno di continua manutenzione o di essere sostituiti perché ormai obsoleti.

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