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I detriti nello spazio sono diventati una minaccia per l'orbita terrestre bassa

Sono ormai numerosissimi i detriti spaziali che "affollano" l'orbita terrestre bassa, diventando una vera e propria minaccia: ecco i rischi e le possibili soluzioni.

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L’orbita terrestre bassa è ormai sovraffollata, e non solamente di satelliti utili all’umanità: la presenza più pericolosa è quella dei detriti spaziali, vera e propria spazzatura che non viene smaltita in alcun modo, rimanendo anche per millenni ad altezze in cui possono provocare rischi ingenti. Insomma, sono diventati una minaccia per la Terra. Scopriamo quali sono i rischi e le possibili soluzioni al problema.

Spazzatura spaziale: il problema dei detriti

Come può esserci spazzatura nello spazio? È molto più semplice di quanto non si possa pensare: vecchi razzi, veicoli spaziali che hanno terminato la propria missione, satelliti rotti e persino oggetti smarriti dagli astronauti si trasformano in detriti che rimangono in orbita attorno alla Terra per moltissimo tempo. La NASA stessa ha dato una definizione di detrito spaziale: “qualsiasi oggetto di fabbricazione umana in orbita che non serve più ad uno scopo utile, compresi frammenti di veicoli spaziali e satelliti in pensione”. Insomma, il concetto è chiaro. Ma quanti sono questi rifiuti nello spazio?

Probabilmente un numero che non avreste mai immaginato: si stima che, nella cosiddetta orbita terrestre bassa (ovvero al di sotto dei 2.000 km di altitudine), ci siano circa 34mila detriti di dimensioni superiori a 10 cm, 900mila detriti compresi tra 1 e 10 cm e più di 128 milioni di detriti compresi tra 1 mm e 1 cm. Un vero problema, soprattutto perché i frammenti inferiori ai 10 cm non possono essere rintracciati attraverso le operazioni di monitoraggio, e alla velocità a cui si muovono possono comportare gravi danni. Il rischio più grande è quello di una collisione con satelliti in funzione, veicoli spaziali e addirittura con la Terra stessa.

A causa dell’elevato numero dei detriti presenti nell’orbita terrestre bassa, quest’ultima sta diventando inutilizzabile: presto non ci sarà più spazio per ulteriori satelliti, né per qualsiasi altra attività umana di fondamentale utilità. Tuttavia, nonostante il mondo intero abbia da perderci, nessuno sembra essere particolarmente interessato a porre rimedio a questo problema. Lo spazio è terra di nessuno, non esiste una regolamentazione che permetta l’adozione di norme per contrastare i rifiuti in orbita. E a quanto pare le compagnie che lavorano a livello spaziale preferiscono spendere soldi per manovre di aggiramento dei detriti – che aumentano notevolmente i costi – piuttosto che preoccuparsi di risolvere la situazione.

Le possibili soluzioni da adottare

Cosa resta dunque da fare? La NASA, in collaborazione con le altre agenzie spaziali, ha stilato alcune linee guida che potrebbero rivelarsi utili per ridurre il numero di detriti nello spazio – o quantomeno per evitarne un’ulteriore formazione. Sarebbe possibile, ad esempio, modificare il design dei satelliti per evitare le collisioni (che a loro volta producono frammenti), oppure aggiungere carburante di riserva ai veicoli spaziali per far sì che, una volta terminata la loro funzione, riescano ad uscire dall’orbita terrestre bassa prima di essere abbandonati. Certo, la pulizia dello spazio resta invece un compito molto più complesso.

Bisognerebbe infatti progettare veicoli per la rimozione attiva dei detriti, equipaggiati con strumenti all’avanguardia come reti, bracci robotici o palloni raccoglitori. Strumenti che richiedono una spesa notevole per la loro realizzazione e messa in funzione, ovviamente. Ma è davvero fondamentale procedere: si stima infatti che i detriti in orbita possano durare pochi giorni al di sotto dei 200 km di altitudine, fino a 1.000 anni ad una quota di 1.000 km e addirittura fino a 50mila anni ad un’altezza pari a 2.000 km.