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Dal cielo gli scienziati hanno registrato qualcosa che non va: non è un buon segno

Gli scienziati hanno potuto osservare immagini inedite e ad alta risoluzione del ghiacciaio Thwaites in Antartide e ciò che ne emerge è davvero allarmante.

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C’è un gigantesco ghiacciaio in Antartide che potrebbe far innalzare il livello del mare in modo impressionante e in tempi più brevi del previsto. È quanto emerge da un nuovo studio, pubblicato il 5 settembre 2022 sulla rivista Nature Geoscience, e non promette niente di buono. Perché il ghiacciaio Thwaites in Antartide, soprannominato “ghiacciaio del giorno del giudizio”, si sta disintegrando, anzi starebbe proprio collassando più velocemente di quanto fatto finora.

Non è un caso che il ghiacciaio in questione abbia un soprannome simile. Il Thwaites da sempre ha catturato l’attenzione degli esperti perché in base al suo scioglimento e ai cambiamenti che lo interessano più in generale, possono stimare come e quanto si innalzerebbe il livello del mare. Ed è proprio grazie a una mappatura dell’area, realizzata per la prima volta ad altissima risoluzione, che hanno potuto osservare come la sua fase di ritiro non sia semplicemente iniziata, ma abbia anche subito una vertiginosa accelerazione.

Il nuovo studio sul ghiacciaio Thwaites in Antartide

Il ritiro dei ghiacci in Antartide non è di certo un segreto. Da alcuni decenni il fenomeno si è intensificato e ha subito una rapida sferzata, al punto tale da registrare dati molto preoccupanti. La più drammatica conseguenza dell’attività umana e non è un’esagerazione: l’equilibrio su cui il Pianeta faceva affidamento si è via via perduto, lasciando il posto a una spirale di cambiamenti affatto rassicuranti. Le temperature si innalzano a livelli mai registrati prima, tanto da aver già previsto una data di non ritorno in tempi più brevi di quanto si pensi, i ghiacci perenni si sciolgono e collassano su sé stessi e il livello del mare si innalza.

Lo studio pubblicato su Nature Geoscience non è il primo a occuparsi del ritiro dei ghiacci in Antartide né del ghiacciaio Thwaites in particolare, da sempre sotto l’attento occhio degli esperti. Il motivo è molto semplice: Thwaites è una gigantesca piattaforma glaciale marina, profonda più di 1 km e con una larghezza massima di circa 120 km. Ma non sono soltanto le dimensioni a renderlo tanto importante: a differenza di altri ghiacciai collegati alla terraferma è, infatti, radicato nel fondale marino, caratteristica che lo rende più vulnerabile al surriscaldamento delle acque e in generale al cambiamento climatico indotto dall’uomo. Pensate che lo scioglimento del ghiacciaio Thwaites da solo rappresenta circa il 4% dell’innalzamento annuale del livello del mare.

Grazie al team di ricerca del geofisico marino Alastair Graham, di stanza presso il College of Marine Science della University of South Florida, è stato possibile osservare per la prima volta una mappatura dell’area ad altissima risoluzione, registrando ogni minimo cambiamento nella morfologia del fondale e della superficie di Thwaites. “I nostri risultati suggeriscono che impulsi di ritiro molto rapido si sono verificati sul ghiacciaio Thwaites negli ultimi due secoli e forse fino alla metà del 20esimo secolo”, ha detto il dottor Graham.

L’impatto sul livello del mare

Lo studio in sostanza dimostra che negli ultimi 200 anni, per una durata inferiore a sei mesi, la parte anteriore del ghiacciaio ha perso il contatto con una cresta del fondale marino, ritirandosi a una velocità di oltre 2,1 chilometri all’anno. Nonostante non sia il dato più drammatico mai registrato in merito al Thwaites, non possiamo dire che non sia preoccupante: è un valore due volte maggiore rispetto ai dati registrati utilizzando i satelliti tra il 2011 e il 2019.

Le immagini registrate sono straordinarie certamente, ma sono anche uno strumento che ci consentono di “prevedere” cosa potrebbe accadere nel futuro del gigantesco ghiacciaio, e non solo. Gli esperti hanno potuto osservare elementi geologici inediti, i loro cambiamenti e guardare come dentro a una “sfera di cristallo” sul futuro delle calotte polari. Secondo le Nazioni Unite, oltre il 40% della popolazione umana mondiale vive entro 96 km circa dalla costa, tutte aree che saranno duramente colpite dall’innalzamento del livello del mare e dall’aumento delle maree.

Il dottor Graham ha affermato che il suo team non può elaborare previsioni certe al cento per cento, né stimare quando la struttura glaciale potrebbe dissolversi completamente. L’unica certezza è che la riduzione delle emissioni di CO2 nel Pianeta nei prossimi 75 anni sarà cruciale per la sua sopravvivenza.