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SCIENZA

Nella baia di Manila si rischia il disastro ambientale a causa del ribaltamento di una petroliera

La petroliera MT Terranova si è ribaltata al largo delle Filippine: è altissima l'allerta disastro ambientale, per via delle grandi quantità di combustibile trasportate

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Si rischia il disastro ambientale nella baia di Manila Fonte foto: 123rf

Ancora una volta un pericolo innescato dall’uomo, ancora una volta una triste notizia che potrebbe toccare diversi ecosistemi: nelle Filippine è in corso una grave allerta, dopo il ribaltamento di una petroliera nella Baia di Manila. Si attendono ancora informazioni dettagliate, ma molti esperti ed ecologisti sono già in fermento e affermano che quello che si sta rischiando è un gravissimo disastro ambientale.

A quanto pare, a causa del mare mosso, l’imbarcazione non è riuscita a riprendere il controllo e nel giro di pochissimi minuti si è capovolta, iniziando poi lentamente ad affondare. Nella sua stiva sono contenuti petrolio e olio combustibile industriale, altamente tossico per l’ambiente. Le autorità stanno monitorando la situazione, cercando di trovare soluzioni per arginare quanto più possibile i danni.

Cos’è successo alla petroliera?

Stando a quanto dichiarato dalla PCG (Guardia Costiera Filippina), la petroliera MT Terranova non è riuscita a sostenere i moti ondosi, divenuti particolarmente intensi nel corso della notte. La nave era in viaggio verso il porto di Iloilo e, nonostante le manovre fatte dal capitano, si è capovolta intorno all’1:10 del 18 luglio. L’sos è stato lanciato immediatamente e 16 dei 17 membri dell’equipaggio sono stati salvati, mentre uno è ancora disperso.

A giocare a sfavore dell’imbarcazione pare sia stata anche la sua età: 22 anni di attività che, nonostante le operazioni di manutenzione, si sono fatte sentire. All’inizio, la petroliera è rimasta intatta e la perdita di petrolio è apparsa gestibile, ma con il passare del tempo le cose sono diventate e stanno diventando sempre più critiche: la  MT Terranova trasportava quasi 1.500 tonnellate di carburante, che sta fuoriuscendo in maniera sempre più copiosa dalle valvole.

Il piano di recupero

Nel corso di una conferenza stampa, le autorità filippine hanno annunciato che è già stato avviato il piano di recupero per portare via l’imbarcazione e, contestualmente, frenare la fuoriuscita di tutte le sostanze che inquinano l’acqua. A occuparsi di ogni fase sarà la Harbor Star Shipping Services, società che è riuscita ad accordarsi con la Shogun Ships Company Incorporated (SSCI), proprietaria della MT Terranova, stipulando un contratto no-cure, no-pay.

Questa tipologia di contratto prevede che la Harbor Star Shipping Services dovrà portare via in assoluta sicurezza l’imbarcazione, riducendo al minimo i possibili danni ambientali. I subacquei della società hanno già condotto una valutazione iniziale della nave e sono già sul luogo dei rimorchiatori. Purtroppo però la situazione resta complessa: la macchia di petrolio si è infatti già allargata, e attualmente ha raggiunto una lunghezza compresa tra 12 e 14 chilometri.

Le prossime mosse

A rendere complicate le operazioni sembrano essere anche le condizioni meteorologiche, che non hanno dato tregua agli addetti ai lavori, tra forti venti e temporali. La PCG conta comunque di concludere le operazioni in sette giorni, ma niente è certo. Nel frattempo, molti ambientalisti stanno alzando la voce: come riporta Greenpeace, quello della MT Terranova non è il primo incidente del genere nelle Filippine.

Lo scorso anno, infatti, a ribaltarsi è stata la petroliera Princess Empress con a bordo 800mila litri di petrolio, provocando danni incalcolabili. Il problema alla base resta l’uso dei combustibili fossili: riusciremo mai a farne a meno?

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