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Attenzione ai batteri mangia carne: come evitare i rischi del pesce contaminato

Una donna ha perso gli arti dopo aver mangiato del pesce, ma com'è stato possibile? I batteri "mangia carne" rappresentano un vero pericolo

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Com’è possibile che a una donna vengano amputati i quattro arti dopo aver semplicemente mangiato del pesce? La notizia è rimbalzata nei giorni scorsi e inevitabilmente ha fatto il giro del mondo, vista la straordinarietà dell’evento. Straordinario sì, ma con una spiegazione ben precisa: la quarantenne Laura Barajas, originaria della California, ha mangiato della tilapia acquistata al mercato di San José senza sapere che fosse contaminata dai cosiddetti batteri “mangia carne”. Ma di che si tratta?

Cosa sono i batteri “mangia carne”

Volgarmente chiamati batteri “mangia carne”, con questa definizione ci si riferisce in particolare al Vibrio vulnificus, appartenente al gruppo dei vibrioni noto per la sua aggressività per l’organismo. Il soprannome di “mangia carne” non è casuale: il batterio può penetrare sia se ingerito che a contatto con lesioni e ferite aperte e a quel punto si nutre internamente.

Non è un caso che nelle ultime settimane si sia tornati a parlare di questo microrganismo tanto minaccioso. Negli Stati Uniti è stata registrata una vera e propria invasione e le acque oceaniche ne sono in buona parte contaminate, provocando a loro volta la contaminazione di pesci e frutti di mare. Il Vibrio vulnificus riappare ogni estate nelle zone oceaniche più calde ma la straordinarietà dell’invasione di quest’anno è dovuta a una delle conseguenze più evidenti del cambiamento climatico: le temperature si sono alzate vertiginosamente anche negli oceani più a nord ed è qui che, come mai prima d’ora, il batterio ha iniziato a proliferare viste le condizioni congeniali al suo sviluppo.

I sanitari americani sono all’erta e monitorano una situazione che, con l’avvento dell’estate, è diventata sempre più grave come c’era da immaginarsi. Il riscaldamento delle acque, anche negli Oceani, rappresenta un terreno fertile per l’aumento esponenziale della presenza del Vibrio anche in aree che storicamente non ne costituiscono l’habitat ideale.

Come evitare i rischi di contaminazione del pesce

La qualità delle acque inevitabilmente ha delle ripercussioni sulle specie marine e oceaniche che, vivendone immersi, risentono anche delle contaminazioni batteriche, inclusa quella da Vibrio vulnificus. I fattori di rischio per l’uomo sono, ovviamente, il contatto diretto con l’acqua contaminata mediante ferite o lesioni superficiali, ma anche l’ingestione involontaria di pesce crudo che provenga da zone a rischio e che non sia debitamente controllato e tracciato.

Il rischio cresce per le persone con un sistema immunitario compromesso o che siano affette da problemi epatici o renali cronici, ma il batterio “mangia carne” rappresenta un pericolo per tutti, nessuno escluso, con danni più o meno gravi a seconda del caso specifico.

È possibile prevenire le conseguenze della contaminazione? Sì, adottando dei semplici accorgimenti. Prima di tutto, dal momento che il Vibrio non è strettamente legato all’inquinamento delle acque, dovremmo accertarci che il pesce o i frutti di mare che acquistiamo provengano non tanto da aree pulite, quanto da quelle dove non sia segnalata la massiccia proliferazione del batterio. In secondo luogo, controlliamo sempre che i prodotti ittici che finiscono sulle nostre tavole siano di provenienza tracciabile e accertabile, in modo tale da aver la certezza che si tratti di alimenti lavorati seguendo le norme igieniche di base.

Infine – e non meno importante – è bene che in ogni caso tali alimenti siano ben cotti prima di essere ingeriti: soltanto il calore ad alte temperature è in grado di uccidere il Vibrio vulnificus, non c’è altro modo.

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