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SCIENZA

Un canto da film horror: l'inquietante suono uscito da un buco nero

Il suono di un buco nero potrebbe essere usato senza problemi come colonna sonora di un film dell'orrore, un'impressione emersa in questi giorni

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Il suono horror di un buco nero Fonte foto: 123RF

Ci si chiede spesso quali suoni e rumori siano udibili nell’universo. Un tempo si credeva che non fosse possibile registrare nemmeno una nota, ma poi la tecnologia ha permesso di arrivare anche a questo risultato. Un pianeta, un asteroide e persino un buco nero sono perfettamente in grado di emettere suoni, ma quali esattamente?

Di recente è stato scoperto nello spazio il primo buco nero “vagabondo”, a 5mila anni luce dalla Terra. Non è molto diverso da quello che ha fatto capire agli scienziati, vent’anni fa, come le onde di pressione potessero causare delle increspature da tradurre poi in una nota. Il problema fu subito evidente, però: quel suono non poteva essere udito dall’orecchio umano.

La spiegazione è molto semplice, si trattava di un’emissione di ben 57 ottave inferiore rispetto al Do centrale (termine che si usa per indicare il Do che corrisponde al tasto centrale di un pianoforte). Grazie a nuove tecniche, però, le note del buco nero sono diventate più chiare e nitide, anche se non si tratta di una musica rilassante o che può che conciliare il sonno. Per via delle onde sonore reali, quei rumori di vent’anni fa si sono trasformati in un brano musicale vero e proprio, paragonato da esperti e non al “sottofondo di uno dei più spaventosi film horror”.

Somiglianze non troppo velate

I confronti non sono mancati, come avviene puntualmente in situazioni del genere. Il buco nero suonerebbe come una delle tante colonne sonore di Hans Zimmer, autore delle musiche di film celebri e incalzanti come “Il gladiatore” e “Inception”. C’è poi chi ha trovato delle somiglianze con il cosiddetto “terrore esistenziale” che si sente in molte pellicole. I buchi neri vengono ormai scoperti anche in modo casuale, come avvenuto con quello nascosto in un ammasso stellare: la NASA ha provato più volte a riprodurre i loro suoni, utilizzando veri e propri strumenti musicali come violini e pianoforti.

Cosa sente l’udito umano

Soltanto di recente, però, l’agenzia americana ha fatto passi da gigante con la riproduzione dei suoni effettivi del buco nero. In particolare, ci si è resi conto come gli ammassi di galassie abbiano moltissimo gas al loro interno, le condizioni ottimali per far viaggiare le onde sonore. Proprio queste ultime sono state scoperte nelle informazioni registrate dall’osservatorio a raggi X Chandra della NASA che ha provveduto ad adattarle all’udito umano. Tutto questo vuol dire che bisogna sfatare il mito per cui nello spazio non ci siano suoni e rumori come spesso si è sottolineato, in poche parole il silenzio assoluto non esiste.

A conferma di quanto appena spiegato, nel 2017 la NASA pubblicò sul proprio sito web alcune tracce audio che non erano altro che la trasformazione in onde sonore di emissioni radio provenienti proprio dall’universo. Nello spazio, comunque, il suono non si propaga ma è necessario un mezzo meccanico per far oscillare le onde sonore. Quella di cui si è resa protagonista l’agenzia spaziale americana è nota come “sonificazione dei dati raccolti”, un lavoro molto complesso di conversione che dura ormai da anni e che è destinato a diventare in futuro ancora più sofisticato.

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