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Ci sono criticità nel Piracy Shield, la Commissione Europea scrive all'Italia

La Commissione Europea scrive all’Italia per il Piracy Shield. Bene l’impegno ma c’è il rischio che non sia conforme al DSA e limiti la libertà di espressione

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Streaming pirata Fonte foto: Golden Dayz/Shutterstock

La Commissione Europea ha inviato una lettera inviata al Ministro degli Esteri Antonio Tajani per esprimere il suo apprezzamento per l’impegno dell’Italia nella lotta alla pirateria online. Non mancano, però, anche delle perplessità sul funzionamento del Piracy Shield, con la Commissione che ha evidenziato il rischio di non conformità con il Digital Services Act (DSA) e la possibile limitazione della libertà di espressione.

Le criticità riscontrate nel Piracy Shield

Nella lettera inviata all’Italia, l’UE riconosce la volontà nell’affrontare il tema spinoso della protezione dei contenuti audiovisivi pirata trasmessi in diretta (specialmente per gli eventi sportivi) che, come ben noto, hanno un grave impatto sull’industria dei contenuti e sui titolari dei diritti.

Nonostante questo, però, ci sono dei dubbi al riguardo e una delle principali criticità riguarda i procedimenti urgenti di blocco dei siti e la compatibilità di alcuni articoli del testo italiano con il DSA.

Le osservazioni di Bruxelles si concentrano sugli articoli 8, 8-bis, 9-bis e 10 del progetto di legge italiano, dove sono disciplinati gli ordini di intervento contro contenuti illegali. La Commissione ha rilevato che questi articoli non soddisfano pienamente le condizioni procedurali e linguistiche stabilite dal DSA, sottolineando che la legislazione italiana potrebbe eccedere i poteri concessi dal DSA, creando un potenziale conflitto normativo.

Oltre a questo, la Commissione ha evidenziato anche come i blocchi ai contenuti, in quanto “negazione di servizio”, richiedano un attento bilanciamento tra l’interesse dei titolari dei diritti e quelli dei terzi potenzialmente coinvolti.

La lettera, dunque, sottolinea la necessità di tutelare la libertà di espressione e informazione (come sancito dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea) con un blocco indiscriminato o sproporzionato di siti web che potrebbe limitare l’accesso a contenuti leciti, violando tali diritti fondamentali.

L’ultimo dubbio dell’UE riguarda il tempo di blocco dei siti entro 30 minuti dalla segnalazione di violazione. Questa caratteristica, seppur cruciale per contrastare la pirateria in tempo reale, solleva preoccupazioni in merito alle procedure di ricorso.

Attualmente, chi subisce un blocco ingiustificato ha cinque giorni per presentare reclamo, mentre l’Autorità ha dieci giorni per esaminarlo, con il blocco che rimane attivo nel frattempo. Secondo la Commissione, questa tempistica e l’assenza di misure preventive sono insufficienti per prevenire blocchi erronei o sproporzionati.

Importante ricordare che il sistema tecnico prevede uno sblocco entro 24 ore dalla segnalazione di errore, ma questa finestra ristretta potrebbe non essere sufficiente a risolvere situazioni di blocco ingiustificato prolungato, causando effetti negativi anche su contenuti leciti non correlati alla pirateria.

Cosa deve fare l’Italia

Bruxelles, dunque, ha invitato l’Italia a formalizzare nel testo definitivo della normativa alcuni come l’obbligo per chi emette ordini di blocco di allegare una relazione tecnica che spieghi in che modo ha dimostrato la natura illegale di un dominio o di un indirizzo IP. Un accorgimento che potrebbe garantire maggiore trasparenza e oggettività nelle decisioni di blocco.

È stato raccomandato anche di formalizzare l’obbligo per i “flagger” (chi segnala le violazioni) di agire con la massima diligenza nella raccolta delle prove e di consultare preventivamente l’Autorità in caso di dubbi. Questo punto è cruciale per prevenire segnalazioni imprecise o pretestuose.

La Commissione ha infine ricordato che la lotta alla pirateria dovrebbe coinvolgere tutti gli attori con “la capacità tecnica e operativa di agire” sui contenuti contestati, senza intaccare l’accessibilità di informazioni legittime.

L’Italia sarà tenuta a notificare a Bruxelles il testo finale della normativa una volta approvato, per dimostrare di aver recepito i rilievi europei e per assicurare che il sistema “Piracy Shield” non si trasformi in uno strumento sproporzionato, mettendo a rischio diritti fondamentali come la libertà di espressione e la libertà di informazione.