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Che cosa è il roaming marittimo e come funziona

Quando si è a bordo di una nave in mare aperto, lo smartphone o telefonino non dovrebbe funzionare, perché il segnale della rete cellulare è assente

Roaming su smartphone Fonte foto: Shutterstock

A inizio dicembre 2019 gli utenti di telefonia mobile italiani (se non tutti, la stragrande maggioranza) ha scoperto che quello estero non è l’unica forma di roaming esistente. Grazie all’apertura di una procedura per pratiche commerciali scorrette da parte dell’Antitrust, si è venuto a scoprire che esiste anche il roaming marino.

L’Autorità garante della concorrenza e del mercato, infatti, ritiene che tre compagnie telefoniche (TIM, WindTre e Vodafone) abbiano addebitato costi ai propri utenti per aver utilizzato i loro dispositivi mobili mentre erano in crociera senza però fornire alcuna informativa o chiedere alcun consenso. Allo stesso tempo, l’Antitrust ritiene responsabili anche le compagnie di navigazione (Grimaldi, Grandi Navi Veloci e Compagnia italiana di navigazione) che non avrebbero avvisato i loro passeggeri della possibilità di costi aggiuntivi in caso di utilizzo dello smartphone a bordo.

Resta dunque da capire cos’è il roaming marittimo, come funziona (e perché il roaming marittimo costa così tanto) e, soprattutto, come accorgersi se il telefonino è in roaming marittimo o meno. Scopriamolo insieme.

Cos’è il roaming marittimo

Quando si è a bordo di una nave, in alto mare e lontani diversi chilometri dalla costa, i nostri cellulari o smartphone non potrebbero funzionare. Torri e antenne della rete cellulare, infatti, hanno una portata limitata e la copertura del segnale 3G o 4G si arresta a qualche decina di chilometri di distanza dalla costa. Quando ci si trova oltre i 30-50 chilometri dal ripetitore cellulare più vicino, dunque, il telefonino o smartphone non dovrebbero più prendere alcun segnale e, dunque, non dovrebbero funzionare.

Ed è a questo punto che entra in gioco il roaming marittimo. Sfruttando alcune tecnologie, le grandi navi da crociera o i traghetti consentono l’utilizzo dei dispositivi mobili facendoli agganciare a una rete cellulare privata, che funziona esclusivamente a bordo. Il roaming marittimo, dunque, permette di continuare a usare il telefonino anche in assenza della copertura di segnale del proprio operatore, esattamente come accade quando siamo all’estero e siamo connessi alla rete di un operatore straniero anziché alla nostra.

Come funziona il roaming marittimo

Per funzionare, il roaming marittimo ha bisogno di due cose: uno o più ripetitori di segnale cellulare a bordo della nave; un canale di comunicazione satellitare che consenta di collegare la rete cellulare “privata” della nave con le infrastrutture di terra. Tutto il traffico generato dai telefonini a bordo del traghetto o della nave da crociera viene gestito da questo canale satellitare, che fa da ponte tra terra e mare aperto, in modo che le comunicazioni non vengano mai interrotte. Ovviamente, il costo delle comunicazioni satellitari è molto elevato e gli operatori telefonici (e le compagnie di crociera) lo “scaricano” sui conti degli utenti, non sempre informati dei costi aggiuntivi che devono sostenere per fare chiamate quando sono in mare aperto.

Come accorgersi se il telefonino è connesso in roaming marittimo

Se si ci trova in mare aperto, a bordo di una nave da crociera o di uno yacht, e il proprio smartphone ha campo ed è perfettamente funzionante, allora è (quasi) certo che sia connesso in roaming. Potrebbe però capitare che alcuni smartphone o telefonini segnalino di essere agganciati a una rete differente da quella terrestre. Potrebbe comparire una stringa numerica nella parte alta della schermata, che segnala la tipologia di rete cui si è agganciati; o il nome della nave, così da rendere ancora più chiaro che si è in roaming marittimo e non converrebbe utilizzare il dispositivo.