Una città nascondeva i resti dei "faraoni": la scoperta
Una nuova ed eccezionale scoperta a Old Dongola, in Sudan: gli archeologi hanno trovato i resti più antichi che si siano mai visti nel sito.
Sulla riva orientale del Nilo si erge un antichissimo sito archeologico: Old Dongola è uno dei luoghi più affascinanti del Sudan, città che fu capitale dell’antico regno nubiano di Makuria (o Makurra). Dal VI secolo d.C. fu un fiorente e ricco regno cristiano per diventare poi musulmano, dopo circa 750 anni all’inizio del XIV secolo d.C. Gli scavi a Old Dongola non si sono mai fermati dal 1964, ma stavolta hanno portato alla luce qualcosa che nessuno si aspettava: la città nascondeva dei resti ancora più antichi, appartenenti probabilmente al tempio di un faraone.
Scoperti a Old Dongola i resti più antichi mai visti
È da oltre 50 anni che gli archeologi si occupano del sito di Old Dongola, in Sudan. L’ultima spedizione a cura del Centro Polacco di Archeologia Mediterranea dell’Università di Varsavia, guidata dal Dottor Artur Obłuski, si era posta l’obiettivo di scoprire qualcosa in più in merito al dominio del sultanato musulmano di Funj nel XV secolo e al periodo in cui la città era stata capitale del regno medievale di Makuria, dal V al XIV secolo. Parliamo di uno dei tre regni cristiani della Nubia dove furono costruite chiese, conventi e altri edifici ancora oggi ben visibili (e visitabili).
Ma dalla cittadella medievale sono emersi stavolta dei resti che nessuno si sarebbe mai aspettato di trovare: oltre 100 blocchi di arenaria con iscrizioni geroglifiche e decorazioni figurative. Nulla che abbia a che vedere con il periodo cristiano della città, ancor meno con quello musulmano.
L’egittologo Dawid F. Wieczorek, che ha collaborato alla spedizione, ha studiato i grandi blocchi di pietra e formulato una prima ipotesi: si tratterebbe di elementi appartenuti all’antichissimo tempio di un faraone. Analizzando le iscrizioni e l’iconografia, oltre alla tecnica di “ravvivatura” dell’arenaria, l’egittologo ha stabilito che la struttura con molta probabilità risale alla prima metà del I millennio a.C. Mai prima d’ora a Old Dongola erano stati ritrovati dei reperti così antichi e la nuova scoperta rappresenta, di fatto, la primissima testimonianza di un insediamento umano nel sito archeologico sudanese.
Faraoni nubiani, la 25esima dinastia che regnò sull’Egitto
In un raggio di oltre cento chilometri da Old Dongola, non esistono altri esempi noti di architettura in stile egiziano. Ha ragione l’egittologo Wieczorek a definirla “una scoperta enorme”: le sue analisi hanno confermato che i blocchi di arenaria appartengono alla 25esima dinastia che regnò sull’Egitto, quella dei faraoni nubiani conosciuti anche come “Faraoni neri”. Furono i primi re della Nubia tra il 727 e il 671 a.C., avevano i tratti somatici tipici delle popolazioni dell’Africa subsahariana e non parlavano l’egizio, ma un’altra lingua.
Il primo della dinastia fu il re kushita Kashta, che si recò in Egitto con l’intento di diventare faraone, approfittando dei disordini politici di quel periodo. Da lì in poi la 25esima dinastia ha regnato conquistando il delta del Nilo, fronteggiando le più potenti dinastie del nord e creando un impero che avrebbe riportato l’Egitto al suo antico splendore.
“La conferma dell’esistenza di un tempio faraonico nel sito di Old Dongola, mille anni più antico della città datata al V secolo d.C., potrebbe gettare nuova luce sulla storia del sito, indicando una data molto anteriore per suo fondamento – si legge nell’articolo pubblicato dal Centro Polacco di Archeologia Mediterranea dell’Università di Varsavia -. Sulla base del materiale archeologico finora raccolto, non è possibile stabilire se i blocchi iscritti provenissero dalla stessa Old Dongola o se fossero stati portati qui da un altro sito e riutilizzati per scopi edilizi. In ogni caso, si tratta di una scoperta sorprendente, poiché i blocchi provenivano da un monumentale edificio in pietra e non ci sono siti noti con architettura egizia entro un raggio di oltre cento chilometri da Old Dongola”.