Cosa sono i cobot, i nuovi robot per la collaborazione uomo-macchina nelle fabbriche
Cosa sono i cobot e come facilitano la collaborazione uomo - macchina nelle fabbriche: possono sostituire i lavoratori? Rischi, sfide e nuove opportunità.

Negli ultimi anni, nelle fabbriche di tutto il mondo abbiamo assistito a una trasformazione significativa con il ricorso sempre più frequente ai cosiddetti robot collaborativi, noti come “cobot”. Queste macchine avanzate sono progettate per lavorare fianco a fianco con gli operatori umani, migliorando l’efficienza produttiva e garantendo una maggiore sicurezza sul posto di lavoro.
Cosa sono i cobot e come funzionano
I cobot, abbreviazione usata per i “robot collaborativi“, sono robot progettati per interagire direttamente con gli esseri umani in ambienti di lavoro condivisi, come fabbriche, magazzini e laboratori. A differenza dei robot industriali tradizionali, che operano in aree isolate per motivi di sicurezza, i cobot sono dotati di sensori avanzati, intelligenza artificiale e sistemi di sicurezza che permettono loro di lavorare fianco a fianco con gli operatori senza barriere fisiche.
Si tratta quindi di sistemi che facilitano la collaborazione uomo-macchina e possono affiancare gli operatori umani, aiutandoli in attività ripetitive, pesanti o pericolose. Infatti, sono progettati per rilevare la presenza umana e ridurre automaticamente la loro velocità o fermarsi in caso di contatto, prevenendo incidenti e possono essere addestrati attraverso il “learning by demonstration”, ovvero imparano compiti semplicemente osservando un operatore umano o ancora vengono riprogrammati facilmente per eseguire diverse operazioni, adattandosi rapidamente alle esigenze produttive.
Dove vengono utilizzati?
I cobot trovano applicazione in diversi settori, tra i quali:
- manifatturiero, nell’assemblaggio, saldatura, movimentazione di materiali;
- logistica, nello smistamento pacchi, gestione magazzini;
- elettronica, nel montaggio di componenti di precisione;
- alimentare e farmaceutico, nel confezionamento, controllo qualità.
Cobot sempre più diffusi
Secondo recenti studi di mercato effettuati da Exactitude Consultancy, il settore dei cobot sta crescendo rapidamente, con previsioni che danno un tasso annuale superiore al 20% fino al 2028 e introiti che potrebbero arrivare a 110,24 miliardi di dollari entro il 2030
La loro diffusione, però, ha registrato dei dati interessanti già in passato. Da quanto riportato dall’International Federation of Robotics (IFR), infatti, nel 2022 sono stati installati 55.000 cobot a livello globale, registrando una crescita del 31% rispetto all’anno precedente. Questo incremento ha portato la quota dei cobot al 10% delle vendite totali di robot industriali.
Impatto economico e produttivo
L’adozione dei cobot nelle linee di produzione ha portato a risultati notevoli. Secondo Arash Ajoudani, direttore del laboratorio HRII (Human Robot Interaction and Interfaces) dell’Istituto Italiano di Tecnologia, l’utilizzo dei cobot può aumentare la produttività del 60% e ridurre i costi del 40% .
Questi numeri, in pratica, evidenziano ancora una volta come i cobot stiano diventando strumenti fondamentali per le aziende che mirano a migliorare l’efficienza operativa e la sicurezza nei processi produttivi, integrando efficacemente il lavoro umano con l’automazione avanzata. Rappresentano, quindi, il futuro della produzione industriale, perché assicurano una sinergia tra uomo e macchina che migliora produttività, sicurezza e qualità del lavoro.
Sfide e prospettive future
L’adozione crescente dei cobot nelle fabbriche e nei processi industriali solleva importanti sfide e minacce, soprattutto in relazione alla possibile sostituzione dei lavoratori umani.
Prima di tutto perché l’automazione può ridurre la necessità di manodopera per attività ripetitive e manuali, portando alla perdita di posti di lavoro, soprattutto nei settori produttivi meno specializzati. I lavoratori quindi possono percepire i cobot come una minaccia alla propria sicurezza lavorativa, causando resistenze nell’adozione della tecnologia. Questo soprattutto se si considera che l’integrazione dei cobot richiede nuove competenze digitali e tecniche, che molti lavoratori potrebbero non possedere, creando un divario di competenze.
Soluzioni per una transizione equilibrata
Per garantire un’integrazione equilibrata dei cobot nelle fabbriche senza che questi sostituiscano il lavoro umano, è fondamentale puntare su alcune strategie chiave.
Uno degli aspetti più importanti è la formazione e riqualificazione dei lavoratori. L’automazione non deve essere vista come una minaccia, ma come un’opportunità per acquisire nuove competenze. Investire in programmi di upskilling e reskilling permette ai lavoratori di specializzarsi nella gestione e nella programmazione dei cobot, trasformandoli da semplici operai a figure professionali più qualificate. In questo percorso, le aziende possono collaborare con scuole e università per sviluppare percorsi formativi mirati, assicurando una transizione più fluida verso il nuovo modello produttivo.
Un altro elemento chiave è la creazione di nuovi ruoli per gli operatori umani. I cobot sono progettati per occuparsi delle attività più ripetitive e pesanti, lasciando agli esseri umani compiti che richiedono creatività, problem-solving e supervisione. Questo significa che i lavoratori potranno evolvere in nuove figure professionali, come il “robot supervisor”, un esperto che monitora e ottimizza il lavoro delle macchine.
Affinché questa trasformazione avvenga in modo equo, è essenziale una collaborazione tra aziende, governi e sindacati. Le istituzioni dovrebbero promuovere politiche di transizione che non penalizzino i lavoratori, incentivando la formazione anziché la sostituzione del personale. Un’idea potrebbe essere quella di introdurre sgravi fiscali per le imprese che investono nella riqualificazione dei dipendenti, piuttosto che nel semplice ricambio tecnologico.
Un’altra strada da percorrere riguarda il miglioramento dell’interazione tra uomo e macchina. I produttori di cobot stanno già lavorando su macchine con interfacce sempre più intuitive, che semplificano il loro utilizzo e rendono la collaborazione più naturale. Lo sviluppo di robot con una maggiore intelligenza sociale può ridurre il divario tra esseri umani e tecnologia, favorendo un’integrazione più armoniosa.
Infine, una delle strategie più promettenti è la riorganizzazione del lavoro secondo il modello “Human-in-the-loop”. Questo approccio prevede un’automazione ibrida, in cui le decisioni più critiche restano nelle mani degli esseri umani, mentre i cobot si occupano di supportare il processo produttivo senza sostituirlo del tutto. In questo modo, l’automazione diventa uno strumento per migliorare l’efficienza, senza compromettere l’occupazione.