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SCIENZA

Cosa sappiamo dell'enorme lingua di fuoco fotografata nello Spazio

Il telescopio spaziale Hubble ha fotografato una nebulosa rossa a forma di ragno, da cui fuoriesce quella che sembra una misteriosa lingua di fuoco

Cosa sappiamo dell'enorme lingua di fuoco fotografata nello Spazio Fonte foto: ESA & Garrelt Mellema (Leiden University, the Netherlands)

Ora che è arrivato James Webb, telescopio spaziale di ultima generazione in grado di fare foto spettacolari, qualcuno potrà pensare che il caro vecchio Hubble andrà in pensione. E invece no: il decano dei telescopi spaziali continuerà a lavorare, e anche le vecchie foto che ha scattato potranno essere analizzate alla ricerca di elementi che ci aiutino a comprendere lo spazio che ci circonda.

Come per esempio la lingua di fuoco individuata nella Nebula Ragno Rosso.

Una Nebula dalla forma particolare

Il telescopio spaziale Hubble ha fotografato la Nebula Ragno Rosso, che assomiglia effettivamente a un aracnide stilizzato con le sue zampe, e per una serie di fattori come composizione, calore ed età è di un rosso brillante.

La nostra Ragno Rosso si trova a circa 3000 anni luce dalla Terra, nella costellazione del Sagittario. È una nebulosa a due lobi, cioè con due flussi continui di plasma che fuoriescono dai due poli di quello che resta di una stella. La nebulosa è, infatti, lo stadio finale della vita di una stella di piccola massa. In questo caso proviene da una delle stelle più calde mai osservate da un telescopio spaziale. I suoi potenti venti producono onde alte fino a 100 miliardi di chilometri.

La lingua di fuoco del Ragno Rosso

Questa questione dei venti prodotti dalla nostra nebulosa dalla forma di aracnide è molto affascinante. Le onde che vengono prodotte e si diffondono intorno all’oggetto celeste sono causate da urti a velocità supersonica, che sono tipici della fase finale della vita di una stella: il gas che la forma e la circonda viene compresso e riscaldato, davanti ai lobi che si espandono velocemente verso l’esterno. Succede con le stelle più piccole, quelle comprese tra 0,08 e 0,5 masse solari.

In questo urto vengono catturati alcuni atomi, che emettono la spettacolare radiazione che si vede al centro della foto scattata dal telescopio spaziale Hubble, e che somiglia a una lingua di fuoco.

Le scoperte di Hubble

Hubble, il “papà” di James Webb, non è nuovo a immagini sensazionali o scoperte importanti sulla composizione e la formazione dello spicchio di universo che ci circonda.

In cielo dal 1990, questo telescopio spaziale ha dato una svolta all’analisi della misteriosa materia oscura, permettendo agli astronomi di riprodurne la distribuzione su larga scala. Hubble ha anche permesso l’osservazione dei dischi proto planetari – la prima fase della formazione dei pianeti – e degli esopianeti, cioè quelli che si trovano fuori dal Sistema Solare: non se ne conosceva nessuno nel 1990, oggi ne sono stati individuati 5000.

Grazie a Hubble gli scienziati hanno anche potuto studiare i lampi di raggi gamma, piccole esplosioni cosmiche che nel 2022 hanno raggiunto un record. Grazie a Hubble ora conosciamo anche le quattro Lune di Plutone: Nix, Hydra, Kerberos e Styx. E poi, ultimi ma non per importanza, ci sono i buchi neri, su cui saremmo rimasti pressoché ciechi senza l’aiuto del telescopio spaziale: Hubble ha trovato un metodo alternativo per confermare questi oggetti celesti che non si possono vedere perché catturano anche la luce, e cioè attraverso la misurazione della velocità di gas e stelle intorno a un posto in cui si sospettava ci potesse essere un buco nero.