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Cos'è il Servizio Civile Digitale da 439 euro al mese

Nel Recovery Plan spunta il Servizio Civile Digitale per 4500 giovani tra i 18 e i 29 anni, ecco di cosa si tratta e come funzionerà.

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servizio civile digitale Fonte foto: william87 - stock.adobe.com

Si chiama Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ma è meglio conosciuto come “Next Generation Italia” o ancor meglio come “Recovery Plan“, ed è il piano messo a punto dal Governo italiano per spendere i 196 miliardi di euro di risorse europee per far ripartire l’Italia dopo la batosta del coronavirus. Di questa montagna di soldi circa 48 miliardi andranno a potenziare la digitalizzazione e l’innovazione del Paese e una piccola parte di questa cifra servirà anche a finanziare il cosiddetto Servizio Civile Digitale.

Cioè la versione 2.0 del Servizio Civile che un po’ tutti ormai conoscono, che già oggi permette ai giovani di fare una esperienza di lavoro retribuita in un Ente promotore di un progetto approvato dal Governo. Tra le 125 pagine della bozza del PNRR attualmente in discussione c’è anche un minuscolo accenno a questo nuovo tipo di Servizio Civile, quando si parla delle iniziative per la digitalizzazione del Paese: “verranno attivati corsi di formazione, sperimentazione e orientamento, indispensabili per rafforzare le capacità dei cittadini e delle imprese di utilizzare le tecnologie informatiche e di usufruire dei servizi pubblici digitali. A tale azione di diffusione delle competenze e contrasto all’esclusione digitale, sarà d’ausilio il coinvolgimento professionale di circa 4500 giovani aderenti al Servizio Civile Digitale, che verrà all’uopo avviato“.

Servizio Civile Digitale: quando inizia

Come si può intuire da quel “che verrà all’uopo avviato“, il Servizio Civile Digitale di cui si parla nel PNRR ancora non c’è. Quindi non ci sono dettagli di nessun tipo in merito, perché dovrà essere stilato un bando di selezione per quei 4.500 giovani che dovranno favorire l’Italia nel suo percorso di digitalizzazione.

E’ ragionevole pensare, però, che il Servizio Civile Digitale previsto dal Recovery Plan venga normato in modo analogo, se non identico, al normale Servizio Civile Universale già esistente. Con il doveroso beneficio del dubbio, quindi, vediamo di cosa si tratta.

Servizio Civile Digitale: cos’è e come funziona

L’attuale Servizio Civile Universale (e probabilmente il futuro Servizio Civile Digitale) si basa su tre pilastri: la volontà di un giovane di mettersi alla prova e di contribuire allo sviluppo del Paese, la volontà di un Ente di ospitare il giovane e di farlo lavorare ad uno specifico progetto di utilità pubblica (approvato dallo Stato), la volontà dello Stato di pagare il giovane per le ore di lavoro svolte presso l’Ente.

Il giovane svolge 30 ore di lavoro a settimana (1400 ore in un anno), con un compenso di 439,50 euro mensili, per un periodo massimo di dodici mesi.

Servizio Civile Digitale: chi può partecipare

Quando sarà emanato il bando per il Servizio Civile Digitale potranno fare richiesta tutti i cittadini italiani, europei o extraeuropei con permesso di soggiorno di lungo periodo di età compresa tra 18 e 29 anni.

Purché non abbiano condanne in tribunale (anche non definitive), non siano appartenti all’esercito o a forze di Polizia, non abbiano già svolto un precedente Servizio Civile e non collaborino già con l’Ente che organizza il progetto.

Queste le regole per partecipare al Servizio Civile Universale, che probabilmente varranno anche per il Servizio Civile Digitale.

Servizio Civile Digitale: cosa faranno i giovani

Chi farà il Servizio Civile Digitale (se e quando partirà realmente) svolgerà il compito assegnatogli all’interno del progetto redatto dall’Ente e approvato dal Governo.

La cosa più probabile è che i giovani verranno utilizzati per “formare” cittadini e lavoratori più anziani all’uso delle nuove tecnologie. Ad esempio potranno spiegare loro come si fa lo SPID, cosa è la CIE, come accedere ai servizi pubblici digitali tramite l’app IO, come attivare una casella di posta PEC o come fare una fattura elettronica.

In questo modo i più anziani non verranno tagliati fuori dalla vita sociale digitale, mentre i lavoratori meno esperti dal punto di vista tecnologico avranno più possibilità di mantenere il lavoro, migliorare la propria posizione lavorativa o trovarne una nuova.

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