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Caro-voli, stretta sugli algoritmi: cosa cambia

Il Governo prova a frenare il carovoli causato dagli algoritmi sui siti Web delle compagnie aeree e sui portali di comparazione: ecco cosa prevede il decreto Asset e Investimenti

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Nel corso di un lungo Consiglio dei Ministri il Governo ha approvato, ieri sera, il cosiddetto decreto omnibus “Asset e Investimenti“. Si tratta di un maxi decreto all’interno del quale entra un po’ di tutto, dal Covid all’economia, passando anche dagli algoritmi.

In particolare quelli che determinano le tariffe dei voli aerei (sui siti Web ufficiali delle compagnie e sui portali di comparazione) e che, in occasione di ogni festa comandata, ponte lungo o ferie estive o natalizie, puntualmente fanno schizzare alle stelle i prezzi dei biglietti.

Le associazioni dei consumatori sono da tempo sul piede di guerra contro le compagnie aeree, che si giustificano dicendo che se i voli costano di più è perché l’algoritmo di turno alza i prezzi in funzione della domanda (che per le ferie e le feste va alle stelle). Il Governo, per questo, ha deciso di intervenire proprio sugli algoritmi che determinano i prezzi.

Caro-voli: cosa dice il decreto

Il decreto Asset e Investimenti non è ancora consultabile, perché il testo non è stato pubblicato. Le misure contro il caro-voli, però, sono state illustrate dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e, quindi, sappiamo già per grandi linee come il Governo vuole affrontare il problema dei biglietti troppo cari.

Le misure, in sostanza, sono due e la prima prevede un tetto massimo per il prezzo dei voli pari al 200% del prezzo medio precedente al picco. Questa misura vale solo per le nuove gare di assegnazione dei servizi pubblici, non entra in funzione immediatamente.

La seconda misura, al contrario, agisce nell’immediato e prevede che gli algoritmi che funzionano ad asta e che si basano sulla profilazione dell’utente siano d’ora in poi considerati una pratica commerciale scorretta.

In buona sostanza oggi gli algoritmi alzano i prezzi dei voli man mano che registrano l’interesse verso una determinata tratta, o tramite l’acquisto del volo o (a volte) già solo con le ricerche sui siti delle compagnie aeree e dei portali di comparazione.

L’esempio classico di questo meccanismo è quello del volo verso le località di mare, in estate: la tratta da nord a sud in agosto, e quella da sud a nord a settembre, costano sempre molto di più delle tratte opposte perché ad agosto tutti vogliono andare al sud, mentre a settembre tutti vogliono tornare al nord.

In più, spesso le compagnie aeree e i portali di comparazione tracciano il comportamento degli utenti, i dispositivi con i quali si connettono e raccolgono varie informazioni personali come il luogo di connessione, per adattare il prezzo offerto al tipo di utente. Ciò comporta che lo stesso identico volo ha prezzi diversi se prenotato da punti diversi del Paese, o con dispositivi diversi.

Tutte queste pratiche sono considerate dal decreto Asset e Incentivi non più legali: diventano per legge “pratiche commerciali scorrette” e, di conseguenza, chi le mette in atto rischia una multa da parte dell’Autorità Garante della concorrenza e del Mercato (AGCM) che va da 5.000 euro a 5.000.000 euro, in base alla gravità della pratica adottata.

Decreto Asset: quando entra in vigore

Bisogna precisare che queste misure non valgono sempre e per tutti i voli: sono riservate ai voli da e per le isole (dove non c’è continuità territoriale) e in caso di picchi di domanda dovuti a situazioni di emergenza (il ministro Urso ha fatto l’esempio dell’alluvione in Emilia Romagna, che ha messo KO molte linee ferroviarie e molte strade).

Fatta questa premessa, per quanto riguarda i tempi bisogna invece considerare che si tratta di un decreto legge. Di conseguenza entra in vigore non appena viene pubblicato (al massimo il giorno dopo), ma poi il Parlamento lo dovrà convertire in legge.

E potrà farlo con o senza modifiche, quindi con tempi più o meno lunghi, ma comunque entro 60 giorni, altrimenti perde efficacia sin dall’inizio. Il Parlamento, però, è in ferie e non si riunirà prima di inizio settembre.