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SCIENZA

Abbiamo vissuto l'estate più calda degli ultimi duemila anni

L'estate 2023 è stata la più calda di sempre ma il futuro promette di superare questo record drammatico: ecco cosa ci attende

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Uno studio di Nature ha dimostrato come l’estate 2023 sia stata la più calda negli ultimi duemila anni circa. Un record terrificante, che pone ulteriormente l’accento sulle condizioni climatiche del nostro pianeta. Le proiezioni future, però, sono peggiori.

Estate da record

L’estate 2023 ha battuto tutti i record e si è attestata in vetta nella classifica delle più calde, da duemila anni a questa parte, nell’emisfero boreale. Lo studio è stato suddiviso in due tronconi. Da una parte abbiamo la serie di dati più antica a nostra disposizione. Si tratta di quella sull’Inghilterra centrale, che ha avuto inizio nel 1659. Ciò ci consente di avere una sequela di informazioni dettagliate fino al termine dell’Ottocento.

Per andare più indietro rispetto al 1659, si fa ricorso all’analisi degli anelli di crescita degli alberi. Un termometro naturale, che vede le conifere rappresentare il miglior punto di vista termico. Lo studio di Nature ha messo in evidenza il processo attuato dai ricercatori, che hanno analizzato a campione numerosi alberi. Ecco le aree geografiche interessate:

  • Nord America;
  • Europa;
  • Russia;
  • Mongolia;
  • Giappone.

È stato così realizzato il più grande archivio di anelli di crescita degli alberi di sempre. Posto sotto analisi, sono state valutate le dimensioni degli anelli, la densità del legno e la composizione chimica.

Il risultato è quello che tristemente abbiamo annunciato. L’estate 2023 è stata quella dalle temperature più elevate mai registrate in ogni continente dell’emisfero boreale. Ciò tra l’anno 1890 e l’1 dopo Cristo.

Guardando alla media del lunghissimo periodo preso in considerazione, l’innalzamento è stato di 2,2°C. Una statistica che sale fino a 4°C rispetto all’anno più freddo, ovvero il 536.

Previsioni future

Il 2023 è stato un anno decisamente particolare, considerando la combinazione del riscaldamento globale, provocato dalle emissioni di gas serra, con il fenomeno di El Niño. Ciò non vuol dire, però, che al termine di quest’ultimo, che è ciclico, la situazione tornerà alla “normalità”. Le previsioni future sono tutt’altro che rasserenanti.

Un’altra ricerca di Nature ci ha trascinati nel prossimo futuro, ponendo l’accento su quelle che saranno le emergenze sanitarie di domani. L’esposizione alle ondate di calore raddoppierà in tutti i continenti già alla metà di questo decennio. Arrivati al 2050, si prevede che saranno 250 milioni gli ultrasettantenni in più a dover fare i conti con le maggiori difficoltà di termoregolazione del proprio corpo, anziano e stanco. Ciò in un mondo caratterizzato da sempre più giornate al di sopra dei 37,5°C.

Si parla di persone anziane perché soffrono maggiormente di problemi respiratori e malattie croniche. A metà del secolo saranno 2,1 miliardi, circa, i soggetti ad aver superato i 60 anni. Di fatto un essere umano su cinque. La percentuale più alta che verrà registrata sarà proprio in Europa, che ospiterà un quarto della popolazione anziana globale.

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