Everest, allarme ghiacciai: millenni per formarsi, ma 25 anni per sciogliersi
Ricercatori e alpinisti hanno studiato il manto nevoso a 7mila metri, con risultati preoccupanti: millenni per formarsi, 25 anni per sciogliersi. Ora è allarme per l'Everest
Ci sono due tipi di zone della Terra in cui il ghiaccio è l’elemento fondamentale: i due poli, Artico e Antartico, e poi le catene montuose più alte. Esistono 14 vette non sottomarine che superano gli 8mila metri, e sono tutte concentrate tra la Cina e il Pakistan. Di queste, la più alta e la più famosa è l’Everest, con i suoi 8848 metri.
E siamo tutti coscienti della pericolosità e dell’attualità dello scioglimento dei ghiacci polari come quello dell’Apocalisse, spesso tendiamo a dimenticarci che lo stesso futuro – e lo stesso presente – aspetta anche i ghiacciai delle montagne più alte. Succede alle montagne di casa nostra, ma succede anche a quelle molto più alte, come il Monte Everest.
L’allarme scioglimento sull’Everest
Un team internazionale di ricercatori e alpinisti guidati dagli scienziati dell’Università del Maine ha appena pubblicato un nuovo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Nature Portfolio Journal Climate and Atmospheric Science e basato su una spedizione del 2019 sulle pareti del Monte Everest: il ghiacciaio più alto sulla montagna più alta si sta sciogliendo, ed è colpa dell’uomo e dell’aumento delle temperature che abbiamo provocato.
I ghiacciai del Colle Sud, una sella montuosa a 7906 metri, hanno impiegato duemila anni a formarsi. Si sono sciolti in 25 anni: questo vuol dire che sono scomparsi 80 volte più velocemente rispetto a quanto si sono formati.
Nel 2019 gli scienziati e gli alpinisti hanno raccolto campioni da una carota di ghiaccio lunga 10 metri sul ghiacciaio Colle Sud. Hanno anche installato le due stazioni meteorologiche automatiche più alte del mondo.
Da questa analisi hanno capito che sì, il comportamento dell’uomo ha avuto un impatto negativo anche sui ghiacciai più alti e meno facili da raggiungere. “E questo in maniera significativa già dalla fine degli anni Novanta” ha spiegato Paul Mayewski, direttore dell’Istituto sui Cambiamenti Climatici all’Università del Maine e leader del team di ricerca.
Da quando il ghiacciaio ha iniziato a sciogliersi, ha perso circa 55 metri di ghiaccio in 25 anni. Non fatevi confondere: quando parliamo di ghiacciaio intendiamo una distesa di manto nevoso, non uno strato simile a quello delle piste di pattinaggio. Dalla fine degli anni Novanta, il Colle Sud ha iniziato a perdere il suo manto nevoso diventando in prevalenza ghiaccio, che non riflette le radiazioni del Sole e quindi rende lo scioglimento venti volte più rapido. Un cane che si morde la coda, insomma.
La montagna più alta del mondo
Il Monte Everest si trova nella catena dell’Himalaya, al confine tra Cina e Nepal. I primi tentativi di scalare i suoi 8848 metri sono del 1921, dei due inglesi Mallory e Irvine che morirono nel tentativo. Ci riuscirono nel 1953 gli alpinisti Edmund Hillary e Tenzing Norgay.
L’Everest è la montagna più alta del mondo, ma non è una montagna tecnicamente difficile da scalare. Questo ogni anno porta sulle sue pendici centinaia di scalatori più o meno abili, e tutti negli stessi giorni: la finestra di tempo per poter scalare è molto limitata, viste le condizioni meteo proibitive. Sono diventate celeberrime le foto scattate dallo scalatore Nirma Purja di centinaia di alpinisti uno in fila all’altro per ore a ottomila metri di altitudine.
Il rapido scioglimento dei ghiacciai dell’Everest potrebbe portare a un aumento dei disastri climatici che sarebbero anche più gravi: parliamo di valanghe più frequenti e della secca delle fonti d’acqua da cui dipendono circa 1,6 miliardi di persone per poter bere, irrigare i campi e produrre energia idroelettrica.