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SCIENZA

Questo gigantesco occhio si è formato nel deserto: è ancora oggi un mistero

L'occhio del deserto, noto anche come "struttura di Richat" è avvolto ancora oggi da un mistero che sembra difficile risolvere e chiarire

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Secondo lo scrittore francese Guy De Maupassant, anche la cosa più insignificante racchiude un po’ di mistero. Nel caso del deserto del Sahara, non è invece insignificante il cosiddetto “occhio”, una formazione circolare di tipo geologico che può appunto ricordare una pupilla e che rappresenta uno degli spettacoli più emozionanti di tutto il Nord Africa.

Il Sahara presenta alcuni lati oscuri, ma di sicuro il suo occhio è quello che attira l’attenzione principale. Qualcuno la definisce anche come “cicatrice della Terra” e le sue dimensioni sono a dir poco impressionanti, nello specifico il diametro misura ben 40 chilometri. Il nome scientifico, poi, è un altro, vale a dire “struttura di Richat”.

Il distacco della Pangea

La prima ipotesi che è andata per la maggiore è stata quella secondo cui l’occhio del Sahara non era altro che un cratere da impatto, una ricostruzione affascinante che però non è stata supportata da prove definitive. Nessun meteorite è stato dunque responsabile di questa formazione così particolare, tanto è vero che perfino gli astronauti hanno notato dall’alto l’assenza di qualsiasi traccia di rocce fuse. Allora con il passare del tempo ci si è focalizzati maggiormente su altro. In particolare, sembra che la struttura di Richat abbia avuto origine la bellezza di 100 milioni di anni fa. Ma di cosa si tratta?

Secondo l’ipotesi formulata da due geologi canadesi, il periodo a cui fare riferimento in questo caso è quello del distacco della Pangea, il supercontinente che includeva tutte le terre emerse della Terra nel Paleozoico e nel primo Mesozoico. Sembra che la roccia fusa in seguito a questa “separazione” abbia contribuito a formare altri strati rocciosi, proprio in corrispondenza del luogo del deserto in cui oggi si nota l’occhio. Al centro della formazione rocciosa, inoltre, ci sarebbe pietra calcarea dissolta. Al resto ci ha pensato la Natura con l’erosione, mentre la porzione di colore più chiaro che si può vedere al giorno d’oggi non sarebbe altro che roccia vulcanica.

La spiegazione geologica

Un’altra ricostruzione, a dir poco fantasiosa, tira in ballo Atlantide, l’isola leggendaria e sprofondata che fu citata per la prima volta nel IV secolo prima della nascita di Cristo. L’occhio del Sahara, in base a questa tesi dai contorni fantascientifici, potrebbe essere tutto quello che resta dell’antica città. Questa, come altre ipotesi, non ha spiegato a fondo perché ci sono i vari dislivelli nella struttura di Richat che, dunque, non può esse altro che un innalzamento geologico simmetrico, una sorta di cupola vulcanica di dimensioni eccezionali. La sua prima visione completa e chiara risale a oltre mezzo secolo fa.

Come già precisato, a fugare alcuni dubbi sono stati gli astronauti: si tratta dell’equipaggio della missione Gemini 4 della NASA, incaricato di fotografare l’occhio del deserto in maniera nitida. Era il 1965 e da quel momento gli approfondimenti sulla struttura non sono mai terminati. Gli anelli concentrici sono stati formati dalla diversa velocità dell’erosione: ci sono infatti rocce che hanno resistito di più e hanno dato vita a creste di colore blu, verde e viola, mentre quelle più fragili sono alla base degli avvallamenti di tonalità gialla. Forse il mistero non sarà mai svelato del tutto ed è questo che lo rende terribilmente affascinante.

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