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STREAMING E SERIE TV

Il futuro dello streaming? E' in questo numero magico

I Top Manager delle piattaforme di streaming pensano tutti le stesse cose: per restare sul mercato bisogna comportarsi in un determinato modo e offrire tutti le stesse cose

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Chi vuole conoscere il futuro della TV in streaming, non deve far altro che guardare al passato della TV via cavo americana, che poi non è stato molto diverso da quello della TV via etere europea. In estrema sintesi è questo ciò che emerge dalla lettura dell’articolo recentemente pubblicato da New York Times, che ha intervistato alcuni top manager del settore, tra i quali il co-CEO di Netflix Ted Sarandos e il CEO di Prime Video Mike Hopkins.

Streaming: tutti in perdita, tranne uno

Il punto di partenza dell’attuale dibattito sulle piattaforme di streaming è che tenerle in piedi costa tantissimo: Netflix, ad esempio, spenderà 17 miliardi di dollari nel 2024 per tutte le sue produzioni originali e per comprare le produzioni degli altri studios, con punte di 50 milioni di dollari ad episodio per serie di punta come Citadel.

Eppure, Netflix è l’unica delle piattaforme di streaming ad essere in utile: Paramount+ perde 1,6 miliardi nel 2023, Peacock 2,7 miliardi, Disney+ 2,6 miliardi (ma insieme a Hulu e ESPN+). Max, la piattaforma di Warner Bros. Discovery, è arrivata al pareggio l’anno scorso ma solo perché nei conti rientrano anche i ricavi della vendita dei programmi HBO (come Il Trono di Spade) alle TV via cavo americane.

Il numero magico dello streaming

La seconda informazione utile proveniente dall’articolo del New York Times riguarda il numero minimo di utenti che una piattaforma di streaming deve avere per stare a galla.

Fino a pochi anni fa si pensava che tale numero fosse 100 milioni e, con i costi di allora, probabilmente era vero. Adesso, però, non è più così: “Se vuoi essere un servizio di intrattenimento a tutto tondo, con sport e contenuti blockbuster – spiega al NYT il CEO di Prime Video Mike Hopkins – devi avere almeno 200 milioni di abbonati“.

Se ciò è vero, allora oggi hanno speranza di operare in attivo soltanto tre piattaforme: Netflix, Prime Video e Disney+. Come arrivare a questo numero e come mantenerlo nel tempo? Con gli abbonamenti a basso costo.

La pubblicità è la chiave di tutto

Questi ragionamenti dei top manager dello streaming non sono fini a sé stessi, ma trovano poi riscontro nelle reali politiche adottate dalle piattaforme negli ultimi due anni.

In particolare nell’introduzione di nuovi abbonamenti “economici con spot pubblicitari all’interno dei contenuti. Tutti i dirigenti intervistati concordano sul fatto che non si può più tenere in piedi una grande piattaforma senza la pubblicità.

D’altronde, quest’anno Netflix guadagnerà 1 miliardo dagli spot e Disney ne ha già guadagnati 1,7 miliardi. Anche a parità di numero di abbonati, questi numeri sono destinati a crescere man mano che aumenterà la concorrenza tra gli investitori.

Come sarà lo streaming del futuro

Secondo il New York Times l’età d’oro dello streaming a basso costo e ad alta qualità è finita per sempre. Il futuro sarà sempre più simile a quello della TV tradizionale, con tanta pubblicità, grandi eventi sportivi (che portano pubblico sulla piattaforma), una marea di contenuti non eccellenti e pochi contenuti di altissima qualità.

Il tutto a prezzi che non scenderanno ma, al contrario, con il tempo continueranno a salire.

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